Amo lo sport americano.
Volevo scrivere un post dopo aver letto il rapporto Sandusky di Freeh.
Sono 267 pagine, dolorose da leggere.
Cento, mille, diecimila volte più dolorose da leggere del Mitchell Report (quello sul doping nel baseball). Molto più dolorose che guardare un film come Mystic River o leggere un libro come Pastorale Americana.
Ma poi non ho scritto nulla. Perché il rapporto è indipendente, richiesto dall'università stessa. Perché Jerry Sandusky è stato condannato e passerà il resto dei suoi giorni in carcere. Perché ci sono altri processi da celebrare (non a Joe Paterno che è deceduto in gennaio, dopo essere stato licenziato, ma all’Athletic Director Timothy Curley ed al vice-rettore Gary Schultz). E quindi ci hanno insegnato che bisogna aspettare a giudicare. Ci hanno insegnato che non bisogna puntare il dito. Anche perché l’ex-rettore Graham Spanier per il momento non è stato accusato, ma è stato – dopo ultimatum – costretto a dimettersi.
E avrei potuto non scrivere nulla e stare zitto.
Poi Dave ha chiesto.
davelavarra wrote:Che ne pensate? Paterno è un mostro adesso?
Quest'anno 25 giocatori della NFL sono stati arrestati.
Venticinque in sei mesi! Arrestati! In manette!
Ma loro sono grandi ricevitori, linebacker, running back quindi perché mai concentrarsi sul fatto che hanno guidato ubriachi o drogati, hanno pestato mogli e fidanzate, hanno preso a pugni la loro mamma, hanno sventolato armi in pubblico, hanno rubato in negozi, hanno provocato risse, minacciato poliziotti, comprato droga… cosa c’entrano tutte queste cose con il football? Nulla?
Il potere del football. Ci sono due cose da chiarire, secondo me.
Uno. Non perché uno sa correre mille yards deve essere per forza un modello di comportamento, un role model. Può essere anche un deficiente.
Due. Chi commette crimini va punito, anche se si chiama Michael Irvin. E poi va aiutato a recuperare la propria vita. Ma non tutti i crimini sono uguali.
Sandusky è un mostro. Paterno è il mostro che lo ha coperto.
Paterno è (era) un mostro perché il suo potere era mostruoso. Ecco perché i bidelli, gli uomini delle pulizie, ma anche l’assistente allenatore, quando hanno visto Sandusky abusare dei bambini hanno preferito restare zitti, o se ne hanno parlato con qualcuno, quando nulla è successo, non hanno chiamato ancora più in alto. Erano terrorizzati.
Chiunque vede una cosa del genere deve chiamare la polizia, IMMEDIATAMENTE!
“Perché - e lo hanno detto loro stessi - nessuno ci crederà, ci licenzieranno.” Perché Paterno ha tutto il potere. Ed il rettore quando ha sentito degli abusi è stato zitto, e così il vicerettore, e così il direttore atletico. Paterno mi ricorda quei vescovi ed il loro comportamento negli scandali dei preti pedofili nella chiesa cattolica.
La mamma di un bimbo è andata alla polizia. Era ritornato a casa con i capelli bagnati. “Ho fatto la doccia con coach Sandusky.” Ma il bimbo era turbato, si comportava in modo strano. Una mamma lo vede il comportamneto di suo figlio, lo sente. Ci fu un’inchiesta nel 1998. Gli investigatori erano nascosti in casa del bimbo, in un’altra stanza, mentre la mamma parlava con Sandusky.
“Ma lei lo ha toccato?”
“Forse. Vorrei essere morto.”
Il bimbo, quando Sandusky lo porta in panchina alle partite di football di Penn State, è il bimbo più felice del mondo. Il bimbo non vuole che coach Sandusky finisca nei guai perché lui non gli regala i biglietti per le partite di football dei Nittany Lions, no, lui lo porta direttamente in panchina, in mezzo ai giocatori.
Questi investigatori non erano – secondo il rapporto – addestrati abbastanza bene da concludere che una frase del genere (“Vorrei essere morto”) merita la prosecuzione dell’investigazione, non la sua risoluzione con un nulla di fatto. Paterno è a conoscenza di questo episodio così come lo sono gli altri tre (rettore, vicerettore e direttore atletico). Paterno è ansioso di sapere come finisce l'investigazione. Ma poi nessuno dei quattro informa il Board of Trustees (gli amministratori fiduciari dell'università). E la cosa svanisce. Sandusky nel 1999 termina la sua carriera di assistente allenatore e diventa uomo emeritus dell’università, incaricato di seguire programmi per bambini. Mettono il lupo in mezzo agli agnelli. La fondazione Second Mile, che aiuta bimbi in difficoltà, d’altra parte, l’ha fondata lui nel 1977. Con che scopo ci si chiede adesso!
Ma dopo il 1998 e le inchieste andate a vuoto, le cose sono accadute di nuovo nel 2000-2001. Paterno intanto, nel 1999, ha “licenziato” Sandusky, ma gli ha lasciato libero accesso ai locali dell'università. Anzi. Paterno gli ha lasciato libero accesso al mondo. Al mondo dei bambini.
Quando i bidelli vedono le violenze hanno paura di parlare. Quando Michael McQueary, fresco di nomina ad assistente allenatore, vede la violenza, invece la denuncia a Paterno. E Paterno gli dice: “It’s my job now to figure out what we want to do.” “Tocca a me ora decidere che cosa dobbiamo fare.”
Ecco quello che Paterno ha detto a McQueary. Parole precise.
Tocca a me (che sono il padrone di tutto) decidere che cosa dobbiamo fare (tutti noi faremo quello che decido io). NOI faremo ciò che IO decido.
Né McQueary, né Paterno pensano di cercare il bambino. Quantomeno per capire se stia bene. È mostruoso; il fatto che si dimentichino del bambino è mostruoso. Il problema è l’immagine di Penn State e del football. Per non creare inutile pubblicità. Lo dicono. È scritto. Alla fine del rapporto ci sono le copie di tutte le mail e le note, gli appunti, c'è tutto.
I quattro parlano del 1998, parlano del racconto di McQueary e decidono di non fare nulla. Sono amministratori di una grande università, laureati, manovrano milioni di dollari, hanno esperienza ma non collegano gli eventi del 1998 a quelli del 2001. Addirittura non ne parlano neppure al Board of Trustees!
Loro non fanno nulla. E McQueary va a dormire. McQueary oggi non dorme la notte. Non può avere la coscienza tranquilla e riuscire a dormire la notte. Lo chiamano dieci giorni dopo per chiedergli che cosa ha visto. Dieci. E poi non fanno nulla. E McQueary sta zitto. “Ho denunciato una violenza su un bambino, mi chiamate a raccontarlo dieci giorni dopo e poi non succede nulla?”
Paterno è un mostro per merito del football. Il football lo ha reso potente. A Penn State lui controlla tutto. Penn State è controllata dal football ed il coach della squadra di football era Joe Paterno. Paterno ha vinto 400 partite. È intoccabile. Vincere partite di football ti rende un grande allenatore, non ti rende immune. Paterno è stato un grandissimo coach, uno dei più grandi. Ma qui non stiamo parlando di football. Anzi qui il football è stato usato come trappola. Sandusky portava i ragazzini in gita premio ai Bowl games per abusare di loro. Mostruoso.
Sandusky dal 1999 resta parte integrante dell’università, va alle partite, ha l’abbonamento per sé e per la moglie, entra nel club allo stadio, fa parte del Second Mile, viene premiato dal presidente Bush. Lo proteggono e lo coprono in tutti i modi. E Paterno è a capo di tutto questo. E Sandusky continua con le violenze. Mostruoso.
E poi arrivano il 2010 ed il 2011 ed il Pennsylvania Attorney General – a seguito di un’investigazione del Grand Jury – chiede di interrogare tre dei quattro (Schultz, Curley e Paterno) ed altri. La notizia di questi interrogatori appare sulla stampa il 31 marzo 2011. Il Board of Trustees non sapeva nulla. Non sapeva che vice-rettore, AD e coach della squadra di football erano stati interrogati per un caso di abuso sessuale su un bambino avvenuto all’interno dell’università. Avevano coperto tutto. E se Paterno avesse avuto una coscienza avrebbe dovuto parlare. Lui era il coach, aveva il potere, aveva più potere del rettore. Aveva potere perché era lo psicologo dell’università, l’avvocato, un preside di facoltà?
No, aveva potere perché era l’allenatore di football che aveva vinto 400 partite. Vincere 400 partite dovrebbe, anzi, darti la forza unica di denunciare. Di che cosa hai paura?
E l’11 maggio uno degli amministratori dice: ho letto sulla stampa di questo interrogatorio. Possiamo sapere qualcosa? Possiamo avere un rapporto ufficiale? E Spanier, il rettore, che per il momento si sta incredibilmente salvando (ma sembra che per accusarlo, quantomeno di spergiuro, si aspetti solo il prossimo meeting del Grand Jury), minimizza l’investigazione in corso, citando il fatto che il tutto potrebbe avere un impatto negativo sull’università. Un impatto negativo sull’università! Ma anche lo stesso Board da marzo a novembre non fa praticamente nulla. Si riunisce a luglio, a settembre. Nulla.
Non fanno nulla. Aspettano. Ed il 4 novembre arrivano le accuse penali per Sandusky, Schultz e Curley. Ma il rettore Spanier continua a minimizzare (ed in aprile anche lui era stato interrogato dal Grand Jury) e con un comunicato regala il suo pieno appoggio a Schultz e Curley. Ed a Paterno, l’intoccabile.
Non ho parlato di Cynthia Baldwin, la General Counsel, che ha un peso altrettanto grande in tutta la vicenda. Fin dall’inizio. Non ho parlato del Cleary Act che richiede ad un’istituzione di denunciare certi crimini alla polizia, di addestrare il personale a riconoscere e a denunciare certi atteggiamenti e comportamenti alla polizia. Il Cleary Act non è stato implementato a Penn State come doveva essere fin dal 2007. Questo non scusa nessuno. Ripeto, chi vede certe cose deve chiamare la polizia! Non ho parlato delle politiche di protezione dei minori che evidentemente non hanno funzionato.
L’arresto di Sandusky il 5 novembre apre definitivamente il vaso di Pandora. Uso l’espressione che in una nota tragicamente profetica aveva usato lo stesso Schultz. Nota indirizzata a Spanier e Curley.
Le conclusioni sono molto chiare, allarmanti e definitive.
Il fallimento dei quattro di proteggere i bambini permettendo al mostro Sandusky libero accesso all’università ed ai vari edifici (e, ripeto, al mondo intero) rivela numerose mancanze individuali, ma rivela debolezze nella cultura, nel governo, nell’amministrazione, nella politica dell’università e nelle procedure per la protezione dei minori. Il football forse governava Penn State, ma non chi la doveva governare.
Raccomandazioni includono: la cultura di Penn State va rivista, l’amministrazione va ristrutturata, il Board va responsabilizzato, regole vanno riscritte, procedure seguite, rischi esaminati. Il dipartimento atletico è diventato un’“isola” all’interno della quale le cose andavano per conto loro. Va reintegrato nell’università. E poi la polizia dell’università, le politiche sui minori, il controllo.
Pena
Per Sandusky il carcere a vita.
Si parla di death penalty per il programma di football, come fu per SMU nel 1987 e nel 1988 (per pagamenti ai giocatori). SMU era un programma importante, aveva vinto un titolo nazionale, un Heisman e dieci volte la SWC. Come fu death penalty per Kentucky basketball nel 1952-53, coach Adolph Rupp. Non penso servano presentazioni, Kentucky, Rupp.
Ma qui è molto peggio, qui ci sono crimini mostruosi coperti. Qui è l’intera università che va ripensata. Le priorità, la cultura, la dirigenza.
Potevo stare zitto. Ma siamo su un forum ed ognuno crede di poter scrivere ciò che pensa.
Tutti sbagliamo. Recentemente John Thompson se ne è uscito con questa espressione su Paterno. C’è la confraternita (termine religioso forse pericoloso) degli allenatori che si sta muovendo. È pericoloso quello che dicono.
Certo tutti sbagliamo. Io potrei aver capito male il rapporto, scritto cose non corrette, interpretato male certe frasi, ma non tutti gli errori sono uguali. Non tutti i crimini sono uguali, ecco perché ci sono pene differenti.
E non tutti sappiamo stare zitti.
Ma loro quattro avrebbero dovuto parlare, invece sono stati colpevolmente e mostruosamente zitti.