Gerry Donato wrote:Grappasonni da qualche tempo espone la teoria che il problema di Matteo non sia l'essere corto ma la qualità dei secondi colpi, quelli oltre i 180 metri.
Non capisco come possa non essere una situazione di causa ed effetto, ovvero Matteo tira male quei colpi perché resta troppo corto col drive. So easy, no?
Addirittura rispetto al 2011 quest'anno tira 7 metri più corto. Nella classifica della distanza sul tour europeo è 219° su 231, praticamente dietro di lui ci sono solo i cinquantenni di un altro golf in attesa di prima occupazione o adatti solo al senior tour, come Monty, lo stesso Olazabal, Campbell, Price, oppure improponibili orientali nani ed obesi.
Mi pare chiaro che tirando così corto o sei Molinari (che è comunque di poco più lungo e del 4% migliore per fairway presi, ma ha un mostruoso 79% di greens in regulation) oppure finisci oltre la 130° posizione per green presi, col 12% in meno di Francesco.
Le strade sono due: o diventa come Francesco o trova il modo di guadagnare 15-20 metri. In qualsiasi caso, abbiamo un grosso problema e sono preoccupato. Ma fiducia.
No dai addirittura "grosso problema" no, avercene di Manassero. Sul tour europeo il suo gioco è altamente competitivo, negli States non ancora ma insomma non ne farei un dramma, dobbiamo sempre ricordarci che non più tardi di 6-7 anni fa quando un italiano passava un taglio si stappava lo champagne
Ogni giocatore ha un suo swing e un modo di giocare, coi suoi pro e contro.
Per il caso Manassero analizzerei 3 giocatori:
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Poulter: swing bruttarello e scomposto, autodidatta passato pro giovanissimo per l'epoca, non lungo, volo di palla basso, poco efficace con legni e ferri lunghi, non sempre eccezionale nel mid range, un fenomeno assoluto intorno ai green. I suoi difetti gli hanno impedito di entrare nel gotha del golf mondiale, ma comunque vanta una carriera di tutto rispetto con la ciliegina dell'aurea di imbattibilità nel match play
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Furyk: swing orrido, giocatore non lungo, ma un mostro dai 100m in giù; non ha mai pensato di cambiare swing e i risultati gli hanno dato ampiamente ragione
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Kaymer: passa in pochi anni dal challenge tour ad essere numero 1 al mondo, poi prova a cambiare swing per adattarlo al Masters ed entra in crisi mistica.
Col senno di poi direi che Furyk ha fatto bene a tenersi il suo swing orrido, Poulter invece doveva ripulire il suo movimento.
Il problema è che il golf ogni giorno diventa più competitivo, fai prestissimo a passare dai riflettori dei primi 50 al mondo all'anonimato del numero 200 (vedere Lawrie, Garcia, ecc..).
Cambiare modo di giocare è una scelta dalle conseguenze sempre ignote, soprattutto mentali. Se non ottieni risultati e perdi fiducia in te stesso poi sono guai, ma guai seri. E' una valutazione tremendamente difficile.
Data la giovane età e il già pingue conto in banca io comunque mi sentirei di consigliare a Matteo di provare a rivoluzionarsi, per capire quale giocatore può diventare. Non sarà mai e poi mai un bombardiere, ma i margini per ottimizzare lo swing e alzare la traiettoria della sua palla ci sono. Non dovesse funzionare, ha tutta la vita davanti per evolversi in un piccolo Luke Donald, rispetto a Francesco infatti Matteo sui green mi è parso da subito altra merce.