Re: Naufraghi 2.0

E' il luogo in cui potete parlare di tutto quello che volete, in particolare di tutti gli argomenti non strettamente attinenti allo sport americano...
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

C) Rimembranze
La vita di Claudio era sempre trascorsa al riparo dalle grandi scelte. La scelta della facoltà di architettura era stata dovuta ad una passione giovanile, unita al fatto che lo zio paterno fosse il titolare di una impresa di costruzioni dove pensava di poter lavorare. I risultati, come quelli precedenti, d'altra parte, erano stati buoni senza mai essere eccellenti.
All'Università di Roma aveva però finalmente creato quel gruppo fisso di amici che non aveva avuto in precedenza. Per anni Claudio era uscito e si era sentito con dei compagni di classe con cui non era mai davvero entrato in sintonia, era sempre stato quasi un intruso accettato più per mancanza di reali pretesti per escluderlo per per convinzione, ed infatti era sempre il bersagli degli scherzi più pesanti e crudeli. Aveva avuto qualche breve storia d'amore con qualche ragazza, ma sempre rapide, fuggenti, mai davvero coinvolgenti.
All'università invece aveva conosciuto Luca, Martina, Matteo e Giulia, si vedevano sempre, studiavano insieme, sostenevano gli esami insieme, uscivano insieme, andavano in vacanza insieme, erano un gruppo indissolubile. Poi Luca e Martina avevano scoperto, come nessuno si aspettava ma tutti avrebbero dovuto attendersi, di amarsi, avevano continuato a frequentare gli amici, ma non più con la costanza di prima. Matteo, Claudio e Giulia erano diventati un terzetto, con Matteo e Claudio innamorati di Giulia, mentre nessuno dei due si dichiarava per pura di scoprire che lei preferiva l'altro.
Nel frattempo gli esami venivano superati, la laurea si avvicinava, occorreva iniziare a pensare al domani. Per i tre amici sembrava la scelta più evidente quella di creare uno studio associato. Intanto però strinsero una certo rapporto con uno dei professori, che sembrava apprezzare il loro brio, la loro freschezza, forse la sollecitudine con cui svolgevano i compiti assegnati loro, anche quelli più umili, ed il fatto che non lesinassero complimenti ed attenzioni per il cattedratico. Iniziarono quindi ad essere assistenti universitari, cosa che fa sempre un'ottima figura in un curriculum vitae. Però iniziarono anche i primi problemi fra i tre amici. Matteo aveva dei genitori piuttosto benestanti, conobbe alcuni direttori di riviste e, dietro la garanzia dell'acquisto di pagine  pubblicitarie, riuscì ad effettuare molte più pubblicazioni, inoltre presto divenne chiaro che lui era il prediletto del professore, lui sarebbe stato il prescelto per la carriera accademica.
Così avvenne.
I tre si laurearono nello stesso periodo, ma Matteo ebbe il voto più alto, presto divenne ricercatore ed iniziò ad accumulare pubblicazioni per avere un contratto stabile con l'università.
Lo studio associato nel frattempo stava per partire, Matteo chiarì presto con Claudio e Giulia che lui avrebbe avuto poco tempo da dedicargli, ma i suoi genitori erano proprietari di un appartamento idoneo per collocarvi lo studio e la sua posizione all'università avrebbe potuto portare molto lavoro, quindi avrebbe avuto piacere a costituire lo stesso la società.
Claudio e Giulia non risposero subito, presero tempo ed iniziarono a frequentare tutti i concorsi possibili ed immaginabili. Claudio vinse un concorso per una assunzione alla Sovrintendenza alle Belle Arti, mentre Giulia andò a lavorare per la regione Liguria. Da Roma a Genova i chilometri sono tanti, così Claudio decise di provare a dichiararsi. Fu allora che scoprì che Giulia lo considerava un ottimo amico e nulla più.
Almeno le prospettive di carriera nella Sovrintendenza di Roma sembravano buone: gli incarichi ricevuti erano appetibili, Claudio intesseva buone relazioni, forte delle esperienze vissute, anche lo stipendio non era da disprezzare.
Ora però anche quello sembrava finire. Via dalla Sovrintendenza di Roma, trasferimento a Viterbo, assegnazione dell'incarico di esaminare alcuni palazzi di Tuscania, per valutarne le necessità e garantirne la conservazione; per un periodo di tempo avrebbe dovuto trattenersi li per valutare e relazionare. C'era anche un palazzo  da esaminare con attenzione, la residenza di campagna in cui trascorse la sua vita un poeta dialettale che scriveva poesie romanesche ed una volta vi aveva soggiornato addirittura Garibaldi in una delle sue peregrinazioni.
Dalla protezione del porto di Ostia antica ad una villetta di campagna dove un perditempo nullafacente scriveva corbellerie in dialetto. Anche la carriera andava a farsi benedire, chissà che almeno non ne derivasse un buon ritiro, nel quale con tranquillità ripararsi dai rischi e dalle avverse fortune. Chissà che Claudio non avesse trovato la sua fortuna.
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Paperone »

doc G wrote: mentre nessuno dei due si dichiarava per pura di scoprire che lei preferiva l'altro.
per il resto bene bene, attendiamo il proseguo
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

2) TUSCANIA
A) Arrivo
Quel giorno Tuscania tutto sembrava, ma non un buon ritiro. Il caldo era asfissiante, una foschia umida ed avvolgente saliva dalle vallate sottostanti, l'umidità attaccava i vestiti alla pelle. Per arrivare da Roma con la sua utilitaria Claudio impiegò parecchio tempo, a causa del traffico e, nonostante l'aria condizionata, sudò molto. La Via Aurelia era coperta da un serpente di automobili in fila che si muovevano lentamente, ed allontanandosi da Roma le cose migliorarono solo in parte. Poi a Tarquinia Claudio svoltò verso l'interno, allontanandosi dal Mar Tirreno, seguendo il letto del fiume Marta, su per colline sempre più ripide, costeggiando burroni non profondi ma comunque minacciosi. Alcune colline erano brulle e coperte solo da erba e sterpaglie, altre, magari vicinissime alle prime, erano nascoste da una fitta boscaglia verde scuro, senza una regola apparente. Allo stesso modo si susseguivano aree coltivate apparentemente fertili, zone destinate a vigneti ed uliveti, più uliveti che vigneti in verità, e zone dove si poteva praticare solo la pastorizia, con distese di erba bruciata dal sole. Tuscania non fece a Claudio una grande impressione, apparve all'improvviso, in quanto la strada correva per il fondo di una gola fra due ripide colline, e la prima cosa che si mostrava agli occhi dell'autista erano una serie di casupole basse, tutte attaccate, tutte uguali, scatolotti di cemento e tufo, quasi senza marciapiede e senza spazi per posteggiare, con la strada che, pur potendo correre diritta, per oscuri motivi era disegnata con strani attorcigliamenti e curve fra le serie di case. Il centro storico per fortuna sembrava indenne da quella edilizia anni '50, forse grazie ad un terremoto che lo aveva devastato nel 1971, ma le antiche e troneggianti mura si levavano su una serie di parcheggi, fra camion di venditori di porchetta e bibite, fiorai e fruttivendoli. Parcheggiò fuori dalle mura, si fermò un momento ad osservare la solida porta medioevale, Porta San Marco, che si apriva sull'imponente cinta muraria, quindi affrontò la via principale, che correva più o meno diritta per tutta la lunghezza della città vecchia, fra palazzi non molto alti di epoca rinascimentale e barocca, tutti con un'aria vagamente sbrecciata data dalla profusione di tufi ed argilla. Attraversò tutto il paese, si permise un caffè in un bar in piazza San Giuseppe, la prima e più spaziosa piazza che trovò nel suo cammino, arrivò dalla parte opposta delle mura, dov'era la bella chiesa romanica dei Santissimi Martiri e, di fronte, il comune. Avrebbe dovuto trascorrere a Tuscania un paio di settimane per effettuare una valutazione dei restauri necessari, forse quella zona del viterbese sarebbe diventata la sua destinazione definitiva, tanto valeva iniziare parlando con i tecnici.
comunali e con qualche assessore, era inutile farsi nemici quando si poteva evitare e collaborare. Perchè mai Claudio avrebbe dovuto far fatica a vuoto?
In realtà una certa fatica l'attendeva.
Parlò con il segretario comunale, tal Cesare Ceccarini, il quale però si limitò a spiegargli che a lui queste cose non competevano e lo indirizzò dall'assessore al turismo, tal Guido Monaci, un medico generico, che stava effettuando un giro di visite, venne raggiunto con il telefono cellulare, diede un appuntamento a Claudio per il giorno dopo, ma lo indirizzò ad un tecnico comunale, un architetto che la mattina lavorava come tecnico per vari comuni ed il pomeriggio aveva un suo studio professionale, tal Piergiorgio Marini. L'architetto fu apparentemente felice di parlare con un collega, ed accolse calorosamente Claudio.
“Caro Architetto Pediconi...”
“Architetto Marini, felice di conoscerla!”
“Suvvia, fra colleghi diamoci del tu!”
“Felicissimo, ma colleghi non direi, io non ho mai lavorato in uno studio professionale!”
“Colleghi di Università, e poi entrambi siamo dipendenti pubblici!”
“In effetti... ma tornando a noi, cosa mi dici della conservazione dei beni culturali in questa città?”
“Città... paesotto, direi. Comunque è una lotta difficile, qui è bello l'insieme del centro storico, non abbiamo un capolavoro, e poi è una continua lotta contro la facilità a sbriciolarsi dei tufi e delle argille che costituiscono la principale materia con cui è costruito questo paese... anche le tombe etrusche sono belle, si, ma non famose come quelle di Tarquinia, Cerveteri o Volterra!”
“Delle tombe etrusche so molto, abbiamo una documentazione enorme, e poi c'è un settore dedicato di cui non faccio parte. Venendo da Roma, conosco bene reperti romani, che però qui non abbondano, e palazzi rinascimentali e barocchi, che invece ci sono.”
“Certo. Il centro storico è tutto di quell'epoca, fatte salve le chiese romaniche. Le darò tutta la documentazione relativa che abbiamo, e se vuole la posso accompagnare ad effettuare dei sopralluoghi. Poi ci sono anche delle nuove richieste di protezione.”
“Nuove richieste?”
“Si... un palazzo in centro, ed una villa appena fuori Tuscania, che sarebbe la residenza patronale di una enorme azienda agricola, che ha immensi pascoli, uliveti, vigneti,seminativo, persino dei laghetti, ora poi hanno istallato molti pannelli fotovoltaici, una vera e propria piccola centrale elettrica, e stanno realizzando un impianto a biomasse agricole...”
“Si, ma perchè parla a me di biomasse agricole? Io lavoro alla sovrintendenza alle belle arti, non al ministero dell'agricoltura o all'ENEL... mica avranno richiesto il vincolo della sovrintendenza per un inceneritore?”
“Bhè, è avveniristico, sa, è realizzato con le più moderne accortezze...”
“Si, ma non vorrete farci vincolare un inceneritore?”
“No... certo che no! La villa patronale inizialmente è stata realizzata su progetto del Sangallo, poi è stata rimaneggiata, certo, e nella seconda metà del XIX secolo ci ha vissuto un noto poeta vernacolare, Giuseppe Gioacchino...”
“Giuseppe Gioacchino Belli?”
“No, Giuseppe Gioacchino De Portella Ruberto, notissimo in questa zona. Non l'ha mai sentito?”
“No. Cosa ha scritto?”
“Opere celeberrime in questa zona. L'ode all'acquavite, Succo d'innocente, Il vino e il gargarozzo, Io e la mia bottiglia...”
“Insomma si ubriacava e poi scriveva!”
“Ma te sei un vero comico, hai mai pensato al cabaret?”
“Scherzi? Sono una delle stelle del Puff!”
“Ma davvero?”
“No.”
“Che simpatico! L'ho detto, un cabarettista! In ogni caso i proprietari sono dei miei lontani parenti, te li presenterò.”
“Si, ma io non decido certo quali immobili saranno vincolati, inutile che mi presenti..”
“Ma che hai capito? Miei lontani parenti, ma a me non me ne importa un accidenti. E poi stanno realizzando una residenza per turisti, se il vincolo dovesse arrivare fra qualche mese sarebbero tutti più contenti!”
“Ma i vincoli mica si fanno a comando!”
“Lo so, ma come ti ho detto io non c'entro nulla. Comunque quanto resterai? Ripartirai subito oppure starai con noi per un poco?”
“Mi fermerò per un paio di settimane.”
“Allora perchè non ti fermi a dormire in quella residenza? Sarebbe...”
“Grazie, mi ho prenotato una pensione in centro.”
“A, e quale?”
“Non me lo ricordo, ma tanto dovrò ripassare domani e te lo dirò. Ma ora devo proprio andare, ci vediamo domani!”
Claudio uscì dall'ufficio di Piergiorgio tirando un sospiro di sollievo. Non solo era un autentico logorroico, ma era anche insistente e fastidioso. E per ora era l'unica persona che conoscesse a Tuscania.
Però ora doveva assolutamente trovare un posto per dormire. In realtà non aveva nemmeno la più pallida idea di quali fossero gli alberghi a Tuscania, ma in ogni caso doveva stare attento con i costi, il rimborso giornaliero della sovrintendenza non era certo ricco. Claudio provò a chiedere consiglio al segretario comunale, che però gli rispose che lui dormiva solo a casa propria, non aveva mai avuto modo di provare gli alberghi locali.
Provò allora con l'usciere che era all'ingresso.
“Scusi un consiglio, ho bisogno di un albergo economico per trascorrere qualche notte qui a Tuscania...”
“Ed immagino che lei si senta molto solo... io posso suggerirle un locale in aperta campagna, dove non la disturberà nessuno. Ci sono delle ragazze eccezionali, le cambiano tutte le settimane...”
“Non ci siamo capiti. A me serve un posto per dormire, ci devo restare un paio di settimane!”
“Ah, ho capito. Però non si preoccupi, le indico un bel posto riservato, dove può portare tutte le ragazze che vorrà...”
“Senta, lasci perdere le ragazze, mi serve un posto economico ma pulito e confortevole per poter dormire la notte in santa pace.”
“Ma bastava dirlo, c'è anche un locale per le persone come lei, il paradiso dei ragazzi..”
“Macchè ragazzi e ragazzi, lei proprio non ha capito. Io voglio dormire la notte, solo, se troverò una ragazza, e sottolineo ragazza, femmina, la vorrei conoscere e corteggiare, non certo pagare. Allora, ha un posto da consigliarmi?”
“Ora ho capito, bastava spiegarsi meglio. Qui vicino ci sono diverse pensioni, ma se la vuole qui in centro di confortevole, pulita ed economica c'è solo la pensione della signora Lucia. Poi per mangiare c'è una trattoria economica li vicino, la signora Lucia ha un accordo, se si ferma a cena tutte le sere le faranno un prezzo di favore.”
“La ringrazio, andrò subito.”
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Paperone »

il fatto che in ogni tuo racconto c'è una persona logorroica vuole significare qualcosa? :D
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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Re: Naufraghi 2.0

Post by One »

Paperone wrote: il fatto che in ogni tuo racconto c'è una persona logorroica vuole significare qualcosa? :D
Ma noooooo...

Il Doc è più silenzioso di JC.

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Re: Naufraghi 2.0

Post by Toni Monroe »

I due architetti decidono di darsi del tu ma poi c'è uno scambio in cui tornano a darsi del lei, per proseguire nuovamente col tu, è una cosa voluta? Quando rifiuta di andare dai lontani parenti del suo interlocutore, Claudio dice 'mi ho prenotato un posto' è una forma poco usata ma corretta? Ho la sensazione che ci stesse un 'ma', tuttavia non accampo certezze. :D
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

Toni Monroe wrote: I due architetti decidono di darsi del tu ma poi c'è uno scambio in cui tornano a darsi del lei, per proseguire nuovamente col tu, è una cosa voluta? Quando rifiuta di andare dai lontani parenti del suo interlocutore, Claudio dice 'mi ho prenotato un posto' è una forma poco usata ma corretta? Ho la sensazione che ci stesse un 'ma', tuttavia non accampo certezze. :D
:lol2: :lol2: :lol2: :lol2:
Licenze poetiche che la grande conoscenza dell'uso della lingua italiana consente a pochi.
Oppure errori di battitura e mancata rilettura.....
Diciamo che se qualche detrattore pendesse per la seconda ipotesi non commetterebbe un errore epocale!
:lol2: :lol2: :lol2: :lol2:
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Toni Monroe »

Tu puoi, Doc. Sei come Pippen che usciva dal triangolo tanto quanto Kukoc, ma come disse coach Zen a Kukoc (quando gli disse, come fanno i bambini, che anche Scottie prendeva iniziative che non c'entravano col triangolo) "Lui esce da uno schema che conosce, tu non hai ancora dimostrato di conoscerlo.." O se preferisci sei come Kobe, che fa un po' quello che vuole..  :lol2:



:notworthy:
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

b) Due passi per Tuscania
La pensione della signora Lucia era in un palazzo che non aveva nulla di antico, era solo vecchio ed aveva proprio bisogno di una bella rinfrescata, l'intonaco era scrostato, il pavimento era composto di piccole mattonelle, come si usava negli anni '50, ma molte mancavano ed erano state rimpiazzate con monocotture attuali. I bagni erano costituiti da una stanzetta angusta con un lavandino, una tazza ed una cipolla della doccia che spuntava dal muro, proprio sopra uno scarico protetto da una piccola grata.
Però almeno sembrava pulito, era economico e la proprietaria sembrava gentile.
La signora Lucia Lamberti era una matrona che aveva superato da tempo i 50 anni e probabilmente gli 80 chili, non si poteva definire obesa ma bene in carne si. Il vestito a fiori leggermente troppo stretto faceva pensare ad una debordante carne in eccesso che stesse saltellando a destra e a manca, ma probabilmente con un vestito scuro della misura appropriata sarebbe sembrata solo una signora formosa. Alla sua voce squillante, di diversi decibel superiore al gradimento di Claudio, l'architetto romano finì però per abituarsi presto, data la simpatia che gli ispirava la sua ospite e la premura con cui lo sistemò.
“Questa è la mejo camera che abbiamo, dottò, vedrà che starà bene! Non abbiamo tanti lussi, ma è pulita, è una delle più grandi, ha due finestre e da sulla piazzetta e quindi è luminosa, ma la piazzetta è tranquilla, dormirà bene! E poi questa è una delle poche stanze in cui abbiamo pure il televisore in camera!”
“Grazie...”
“E poi non abbiamo l'aria condizionata, ma le mura sono vecchie, vede come sono spesse? Basterà che stia attento con le finestre e starà bene. La mattina, che il sole sorge, batte proprio qui, quindi tutto deve essere tappato. Il pomeriggio poi che è caldo, ma il sole qui non batte più, può aprire le finestre, ma vanno lasciate le persiane chiuse, se vuole luce può aprire le gelosie, poi nel tardo pomeriggio bisogna spalancare tutto.”
“Grazie, ma non so se me ne ricorderò...”
“Nessun problema, glielo faccio io, dottò!”
“Ma non si disturbi...”
“Macchè disturbo, il cliente è sacro. Poi ne abbiamo pochi di clienti in questo periodo, ho occupate solo tre camere stabilmente oltre alla sua, bisogna che quelli che ho me li tenga stretti, non crede? C'è un ingegnere che dirige un cantiere sulla strada che va a Montefiascone, gli operai hanno preso un appartamento tutti insieme, sa, per risparmiare, un bancario che è stato appena trasferito qui e non ha tanta voglia di rifarsi il letto e pulire da solo, poi c'è un tipo che lavora in una industria qui vicino, fanno i prosciutti, sa, è un pezzo grosso ma non so bene che faccia...”
“Ora la ringrazio, ma vorrei chiederle...”
“Chiederà, ma prima faccia chiedere qualcosa a me! Mica vorrà parlare sempre lei! Ma è vero che lei fa l'architetto?”
“No, sono laureato in architettura, ma lavoro alla sovrintendenza alle belle arti...”
“Oh mamma mia, così giovane! E quanto c'avrà, vent'anni?”
“No, che vent'anni, quindici di più!”
“Ebbè, con quella faccetta pulita me pare un ragazzino!”
“La ringrazio, ma senta, mi diceva un dipendente comunale che lei ha una convenzione con una trattoria...”
“Certo, la signora Gina, è qui a fianco! Fa il menù turistico a 12 euri, ma ai clienti miei glielo mette 10, basta che ci vadano sempre ed avvertano quando non possono!”
“Sempre... a pranzo non so, a Roma ormai siamo abituati a star leggeri!”
“Ma lo so, per esempio l'ingegnere che fa le strade a pranzo sta in giro! Va bene anche solo a cena!”
“Bene, allora se non le dispiace mi darò una rinfrescata e poi andrò a conoscere la signora Gina, che ormai è metà pomeriggio!”
“Vedrà, le piacerà... e poi che la figlia della signora Gina, Loretta, che serve a tavola... è una bellezza! C'ha quasi trent'anni pure lei, ma non s'è sposata... sa, ha avuto una delusione con il fidanzato che l'ha lasciata quattro anni fa e da allora non è più uscita con nessuno... pare fatta su misura per lei, se vuole la accompagno così gliela presento!”
“Ma no, la ringrazio... ora mi scusi, ma ho proprio bisogno di rinfrescarmi!”
“Vabbè, dottò, se serve io sto sotto!”
Quella per Claudio era la giornata dei sospiri. O trovava gente che gli rispondeva a monosillabi o gente che non riusciva a far star zitta. La permanenza si prospettava faticosa. Erano le sei e mezzo di un afoso pomeriggio quando Claudio uscì, dopo essersi riposato, fatto la doccia e cambiato.
Prima di cena voleva fare una bella passeggiata. Poi camminando si mise a fare due conti. 25€ per dormire, 10€ per cenare, con 6 o 7€ avrebbe pranzato, qualche caffè, significava almeno 1000€ al mese... chissà se ce l'avrebbe fatta con i rimborsi. La distanza fra Viterbo e Tuscania era poca, ma lui abitava a Roma ed ancora non si sentiva di vendere la casa che aveva ereditato dai nonni e comprarne un'altra li, ed anche per affittarla gli sembrava presto. Se non avesse ottenuto rimborsi avrebbe finito per spendere mezzo stipendio per dormire e mangiare ed avrebbe dovuto prendere qualche decisione.
Nel frattempo aveva attraversato tutto il corso della città vecchia, fino a tornare alla porta San Marco, arrivò alla chiesa di Santa Maria del Riposo, bella chiesa cinquecentesca che però era già chiusa. Si voltò, percorse di nuovo tutto il viale principale, fermandosi a guardare in particolare il medioevale palazzo Spagnoli, di cui avrebbe dovuto valutare le condizioni fra qualche giorno, e si preoccupò non poco vedendo lo scalone esterno in cui potevano essere nascoste mille insidie, deviò per guardare anche il Duomo barocco, sempre dall'esterno, che lo deluse parzialmente, si attendeva infatti una costruzione più magnificente. L'avrebbe però valutato meglio guardando anche l'interno qualche giorno dopo, ed avrebbe dovuto anche girare a lungo per il tetto, che ogni tanto dava problemi. Si parlava addirittura di infiltrazioni d'acqua in più punti.
Si stupì però parecchio: va bene che erano ormai le otto di sera, va bene che dopo il terremoto del 1971 quasi tutti gli abitanti di Tuscania si erano trasferiti in periferia, ma non c'era più nessuno che girava per le strade e la cosa gli sembrava davvero eccessiva. Tuscania sembrava ormai una città deserta. L'atmosfera gli metteva una certa inquietudine, quindi si sbrigò ed andò alla trattoria della signora Gina.
Sulla piazzetta, proprio vicino ad una torre medioevale, c'erano pochi tavolini all'aperto vecchi tavolini da osteria quadrati con tovagliette di carta e seggiole di paglia attorno, con qualche avventore che aveva davanti un piatto ed un fiasco di vino.
L'ingresso della trattoria era in un negozietto dietro i tavolini, con una porta di alluminio e vetro aperta ed un ingresso protetto da una tenda contro le mosche. Claudio entrò e lo accolse una nuova matrona che somigliava vagamente alla signora Lucia, pure lei robusta, pure lei ben oltre i 50, pure lei con un improbabile vestito a fiori.
“Vuole cenare?”
Chiese asciutta e senza preamboli, sorprendendo Claudio.
“Si. Dormo all'albergo della signora Lucia, mi fermerò circa due settimane...”
“E quindi vuole fermarsi qui sempre, pranzo e cena?”
“No, a pranzo no, a cena.”
“Bene. Le preparo un tavolo. Il menù turistico va bene? Antipasto con bruschetta, salumi e formaggio, un primo, un secondo, contorno, caffè, acqua ed un quarto di litro di vino della casa, per i clienti della signora Lucia € 10. Però non si può scegliere, quello che c'è, si mangia.”
“Si figuri, io mangio tutto... e poi c'è talmente tanta roba...”
“E se una sera non viene, deve avvisare.”
“Non c'è problema.”
“Si accomodi. Le faccio preparare un tavolo. Preferisce dentro o fuori?”
“Come vuole, non c'è problema.”
“Senta, fuori si sta meglio, ma sono già le otto e mezza, se fossi in lei mangerei dentro.”
“Bene, allora dentro va bene, ma come mai mi da questo consiglio?”
La signora Gina indicò un tavolo senza rispondere, quindi gridò:
“Loretta, vieni a preparare un tavolo!”
E subito si diresse in cucina.
Claudio si sedette ad un tavolino vicino alla porta, esaminando il piccolo locale, in cui trovavano posto una ventina di tavolini quadrati, piccoli, più adatti ad ospitare due persone che quattro, e cinque o sei tavoli più grandi, apparecchiati per sei persone, tutti vuoti, mentre ai tavoli più piccoli c'erano sei o sette persone a cenare, che sembravano più abitanti del posto che turisti. Il locale era semplice, con mattonelle color cotto, pareti imbiancate, qualche mensola di legno dove erano esposte delle bottiglie di vino, un frigorifero con vino bianco e bevande varie, un bancone di legno rustico, probabilmente castagno, con sopra il registratore di cassa, ed un mobiletto con sopra un televisore. A Claudio tornò subito in mente la malinconia che gli metteva addosso il mangiare da solo in un ristorante, mentre tutti attorno sono seduti in gruppetti e chiacchierano fra loro. Perciò quando non aveva compagnia, cioè praticamente sempre, preferiva mangiare in casa oppure prendere qualcosa al volo in una tavola calda, in un bar o in una pizzeria al taglio.
Perso nei suoi pensieri, non si era accorto che Loretta, la figlia della signora Gina, era arrivata a preparargli il tavolo, ed al vederla sussultò. Alla descrizione che gli aveva fatto la signora Lucia non si era molto concentrato, immaginando la classica supervalutazione che tante donne non più giovanissime fanno di tutte le giovani loro parenti o amiche, ed invece il quadro era addirittura riduttivo. La ragazza era alta, sicuramente ben oltre il metro e settantacinque e sicuramente almeno venti centimetri più della madre, era relativamente magra ma formosa, capelli nerissimi raccolti in una coda, viso spigoloso, non esattamente ovale o a cuoricino come le principesse delle fiabe, ma attraente, occhi castani grandi e penetranti, un naso grande ma regolare, più altri particolari che non è il caso di descrivere. Vestiva sportiva, con jeans corti al ginocchio, scarpe da basket bianche con qualche chiazza di colore, una canottiera nera. Dalla descrizione della signora Lucia doveva avere una trentina d'anni, ma non ne dimostrava molto più di venti. Forse fu la sorpresa di vedere una bella ragazza in quell'ambiente, perchè ad un secondo, anzi, ad un ennesimo esame Loretta non aveva nulla di eccezionale, ma Claudio fu colpito.
“Bianco o rosso?”
“Come?” Chiese Claudio con la faccia di uno studente liceale cui hanno appena chiesto la dimostrazione della teoria della relatività ristretta.
“Il vino, lo prende bianco o rosso?”
“Ahem... dipende da cosa c'è per cena, non ho letto il menù... mi consigli lei!”
“Che le dico... a me piace più il bianco, ma sono buoni tutti e due, li prendiamo a Montefiascone, sa!”
“E assaggiamo il bianco, allora, basta che poi non ci sia cacciagione...”
“No, quella la faremo sabato!”
“Ma scherzavo, mi porti il bianco, va bene, e l'acqua gassata.”
“Benissimo. Allora le porto subito da bere ed il pane.”
Claudio guardò la ragazza andare verso il bancone con passo elastico, poi si riscosse per non dare spettacolo, ed attese. In un baleno arrivarono un cestino con qualche fetta di pane e due caraffe da un quarto di litro, una di vino bianco ed una di acqua gassata. Poi arrivò un antipasto semplice, con una bruschetta con olio, sale e poco aglio, qualche fagiolo cannellino, mezza salsiccia, una fetta di capocollo ed una fetta di formaggio pecorino. Però Claudio si accorse di avere fame e lo divorò, scoprendo che si trattava di prodotti molto gustosi, soprattutto gradì il profumo dell'olio, così diverso da quello che comprava a Roma.
La pasta era fresca, delle classiche fettuccine, condite con un ragù di carne, in cui la carne a dire il vero non era molta ed era anche difficile distinguere a quale animale fosse appartenuta, ma il risultato era sorprendentemente saporito e gustoso, specie aggiungendo del pecorino grattugiato sopra, un sapore forte, forse inadatto all'estate ma comunque piacevole, che invitava a bere. Claudio si scolò rapidamente la caraffa dell'acqua, quindi finalmente assaggiò il vino, che ancora non aveva bevuto. Si attendeva il classico bianco della casa delle trattorie romanesche, leggero, acidulo più che fresco, facile a far girar la testa, senza troppo profumo, invece anche il vino era gradevole, fresco ma non acidulo, la temperatura non era troppo bassa, perfino un profumo fruttato e floreale, per carità, il tutto senza troppe pretese, ma piacevolissimo da bere seduti la sera a mangiare davanti ad un piatto di pasta.
Per il secondo le premesse non erano buone, infatti Loretta portando via il piatto della pasta si scusò dicendo:
“D'estate il camino per cucinare alla griglia lo accendiamo solo il fine settimana, ed il pesce lo prepariamo solo martedì e venerdì, quindi oggi che è lunedì si dovrà accontentare...”
“Si figuri, non si preoccupi...”
Loretta si allontanò rapidamente, dimostrando di preoccuparsi ben poco, poi si presentò con un piatto di spezzatino di coniglio, carne che Claudio amava ben poco, senza pomodoro ma che emanava un preoccupante odore di cipolla e di finocchio selvatico, e come contorno lasciò un piatto di carote tagliate a rondelle.
Claudio guardò dubbioso, pensando che in fin dei conti aveva già mangiato più delle sue abitudini e quindi poteva permettersi di passare il turno, poi si decise ed assaggiò restando colpito da entrambi i piatti, cucinati in modo che non aveva mai provato. Nonostante il coniglio fosse evidentemente allevato da qualche contadino locale, la carne era tenerissima e si tagliava facilmente, e gli stessi aromi al gusto risultavano molto più piacevoli ed armonici che all'olfatto. L'ultimo sorso di vino bianco, che probabilmente era stato utilizzato anche per cucinare quel coniglio, lasciò Claudio satollo e soddisfatto.
“Caffè?” Chiese Loretta.
“No, grazie” rispose Claudio, lasciando dieci euro sul tavolo ed alzandosi non appena si rese conto di essere l'ultimo avventore rimasto.
“Ho mangiato di gusto, credo che per digerire farò due passi...”
“Io fossi in lei non lo farei... non è un cliente della signora Lucia?”
“Si, ma...”
“Ecco, torni subito in albergo.”
“Ma perchè? C'è qualcosa che non va?”
“Ma non vorrà far stare in pensiero la signora Lucia... sa, aspetta in piedi tutti i clienti, non ha il portiere di notte, non vorrà tenerla insonne”
“Ma sono le nove e mezzo... non è tardi!”
“Senta, non mi va di fare la figura della sciocca, ma ultimamente non posso garantirle che Tuscania la notte sia sicura. Io fossi in lei andrei subito a letto, poi lei faccia come crede, il mio è solo un consiglio.”

Claudio non lo diede a vedere, ma fu colpito dal commento della ragazza, e si sbrigò a rientrare in albergo. La signora Lucia lo attendeva seduta dietro il bancone, guardando la televisione.
“Per fortuna è rientrato... sa, mi stava facendo preoccupare.”
“Ma perchè? C'è qualcosa che non va?”
“Ma cosa le viene in mente... va tutto bene, solo che ora volevo chiudere il portone ed andare a letto, ai clienti do le chiavi del portone insieme a quelle della camera, ma non ero sicuro di averle raccomandato di prenderle...”
La signora Lucia, così logorroica ed espansiva di giorno, sembrava diventata evasiva.
“Senta, già mi hanno messo paura al ristorante, poi lei mi dice così...”
“A proposito, si è trovato bene al ristorante?”
“Benissimo, ma...”
“Ed ha visto che bellina la mia Loretta?”
“Si, ma anche lei mi ha fatto preoccupare con discorsi strani...”
“Ed ha fatto bene, ma non è bene invece parlarne di notte. Vada a dormire e ne parleremo domattina, se vorrà. Buonanotte, dottò.”
Così dicendo, la signora Lucia chiuse il pesante portone e scomparì dietro il bancone, dove probabilmente c'era il suo appartamento.
Claudio, sempre più perplesso, salì in camera, trovando le finestre spalancate, probabilmente ad opera della sua gentilissima ospite; con un minimo di titubanza, quasi vergognandosi della sua inquietudine, l'architetto romano si sbrigò a chiudere le persiane, lasciando le gelosie socchiuse.
Si spogliò, si sdraiò sul letto ed accese la televisione, dicendo fra se e se che probabilmente si trattava di una qualche banda di rapinatori che si aggirava per la zona a spaventare gli abitanti di Tuscania. Si, dei rapinatori, sicuramente dell'est europeo. Però forse in effetti si poteva trattare anche di spacciatori di droga, di sicuro nordafricani. In effetti però qualche malavitoso locale emergente avrebbe potuto far più paura....
In queste riflessioni sconclusionate Claudio si addormentò, svegliandosi poco dopo sentendo un urlo di terrore. Qualcosa di terribile stava accadendo! In realtà era la televisione accesa che stava trasmettendo un film dell'orrore, con una bella ragazza che scappava da chissà cosa. Claudio spense il televisore e tornò a dormire.
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Paperone »

doc G wrote: Sulla piazzetta, proprio vicino ad una torre medioevale, c'erano pochi tavolini all'aperto vecchi tavolini da osteria quadrati con tovagliette di carta e seggiole di paglia attorno, con qualche avventore che aveva davanti un piatto ed un fiasco di vino.
penso manchi una virgola

sai che il termine gelosie non l'avevo mai sentito? per me ci sono le persiane (che da noi vengono più spesso chiamati scuri) e basta. ho imparato qualcosa di nuovo
Doc :notworthy:

a Tuscania ci sei stato, o hai ricostruito l'ambientazione da guide o altro?
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

Ci sono stato diverse volte, ma un ringraziamento al touring club e' d'uopo!
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

c- Sorpresa
La mattina dopo Claudio si svegliò di buon ora, d'altra parte erano anni che non si addormentava alle dieci della sera, si fece una doccia, si rase la barba, guardò il sole che splendeva alto nel cielo e si rese conto che le storie della sera prima non potevano essere che parti della sua mente.
La signora Lucia lavorava dalle sette del mattino, quando preparava le colazioni, chiaro che la sera fosse stremata e non vedesse l'ora di andare a dormire. E Loretta probabilmente voleva solo aiutarla ad andarsi a riposare prima possibile. Solo la sua mente ottenebrata dalla stanchezza di una giornata di lavoro e da una cena più abbondante delle abitudini aveva potuto costruire uno strano castello di supposizioni.
Rapinatori romeni? Spacciatori marocchini? Stava lasciandosi andare a pregiudizi proprio come quei razzisti che tanto biasimava, quando era lucido. C'era proprio di che vergognarsi.
Si infilò una polo, lui non amava vestirsi in modo troppo formale, inoltre la temperatura non invogliava certo a mettersi la giacca, quindi scese a fare colazione.
Divorò il cappuccino con il cornetto, bevve un bicchiere di spremuta, quindi Claudio provò a parlare con la signora Lucia, pensando di chiarire. Non ci fu però l'opportunità, in quanto la proprietaria dell'albergo era sola, la mattina, e doveva pensare alle colazioni e dare un'occhiata al ricevimento. Non che il ricevimento fosse così preso d'assalto da torme di clienti, per la verità era piuttosto vuoto, sembrava piuttosto un centro commerciale alle quattro del mattino di una domenica di agosto. Però questo non toglieva che occorreva dargli un'occhiata, che comunque c'erano altre cinque persone a fare colazione e che quindi la signora Lucia fosse impegnata.
Occorreva rimandare a più tardi, quindi Claudio tornò in camera, si lavò i denti ed uscì, per tornare in comune, dove avrebbe dovuto incontrare l'assessore Monaci.
Subito, nella piazzetta davanti all'albergo, vide una coppia di poliziotti che stavano guardando in giro, apparentemente senza un obiettivo preciso. Nel viale principale ebbe la stessa sorpresa, dei poliziotti che passeggiavano come se non avessero meta. Davanti al Municipio poi c'erano due carabinieri. Tutta questa polizia a Tuscania probabilmente non si era mai vista di mattina, quando non erano da poco passate le otto. Claudio salutò con un cenno l'usciere che gli aveva indicato l'albergo, quindi salì le scale ed andò a farsi annunciare all'assessore Monaci.
Attese qualche minuto, poi venne ricevuto.
“Caro architetto Pediconi, non credevo che arrivasse addirittura in anticipo. Avevamo appuntamento alle nove, manca quasi mezz'ora, mi sorprende! Vedo che lei è un tipo mattiniero!”
“Bhè, in genere non molto, ma qui pare che dopo le dieci ci sia il coprifuoco...”
“E si, la triste storia ci un paese che una volta era tranquillo...”
“Tutta quella polizia, poi... ma cosa sta succedendo?”
“Ma vede, per lei... mi è stato detto che lei è romano, vero?”
“Si, sono nato e vissuto fino ad oggi a Roma.”
“Per lei che è romano sicuramente nulla di speciale, ma per noi un evento drammatico.”
“Cosa?”
“Due omicidi...”
“Due omicidi? Ma non ho sentito nessuna notizia in proposito!”
“Ma vede solamente l'altro ieri sono stati trovati i cadaveri, i giornali e la televisione ne parleranno oggi. La polizia ha provato a rinviare la notizia, per non destare scalpore, sperando di trovare rapidamente il colpevole, ma noi qui l'abbiamo detto subito, due delitti così efferati non possono essere stati compiuti da qualcuno del posto. Poi si tratta di due persone che non avevano alcun rapporto fra di loro, una donna di una quarantina d'anni, nubile, non troppo attraente, faceva la commessa in una merceria, ed un avvocato cinquantenne con moglie, ma senza figli... li conoscevamo tutti, qui, ma fra loro non so neanche se si conoscessero, le ripeto, un pazzo che è capitato qui, ha fatto strazio dei due poveri corpi e poi di sicuro è fuggito. L'avvocato aveva una passione per la campagna, andava a cavallo, era cacciatore, aveva anche una piccola azienda agricola, sa, era di una vecchia famiglia di possidenti! Probabilmente stava facendo una passeggiata in campagna di sera, per godersi il fresco. La commessa invece nessuno lo sa. Sono scomparsi entrambi lo scorso sabato, almeno per la commessa supponiamo, perchè viveva sola.”
“Che brutta storia.”
“E già. Ma lei è qui per lavorare, per conto dello Stato, e noi non vogliamo rubare tempo allo Stato. Ha parlato con il suo collega, l'architetto Marini?”
“Si, ieri. Oggi dovrebbe farmi trovare una persona che mi dovrebbe accompagnare a vedere le principali chiese del centro storico...”
“Abbiamo già parlato di questo con Sua Eccellenza, il Vescovo di Viterbo, il quale è molto felice dell'iniziativa della Sovrintendenza alle Belle Arti, da lui più volte sollecitata, ed assicura la massima collaborazione. L'architetto Marini ha il telefono del sacerdote che vi accompagnerà nelle chiese, pregandovi di evitare i momenti dedicati al culto.”
“Non c'è problema, rassicuri Sua Eccellenza.”
“Il Monsignore vuole essere informato di tutti i risultati e concordare le modalità di intervento.”
“Non c'è problema, rassicuri Sua Eccellenza.”
“Inoltre si interesserà personalmente a reperire fondi.”
“Senta, assessore, facciamo così, io faccio il mio lavoro qui, tutti i sopralluoghi necessari, preparo le mie relazioni e poi, prima che io le inoltri in sovrintendenza, andremo insieme da Sua Eccellenza per parlarne. Così va bene?”
“Benissimo, architetto. E per quanto riguarda i palazzi e le tombe etrusche?”
“Le tombe etrusche esulano dalla mia competenza, se c'è necessità di un qualche intervento me lo segnali, ma io non potrò far altro che passare la segnalazione ai mei colleghi.”
“Lo farò certamente.”
“Per quanto riguarda i palazzi, tolto palazzo Spagnoli che va continuamente monitorato per via delle sue scale, ce ne occuperemo dopo, sempre che sia io ad effettuare le valutazioni.”
“Ma lei valuta tutto da solo?”
“No, certo, do una valutazione di insieme, ovviamente, vista la mia specializzazione, posso effettuare perizie strutturali, ma altre cose vengono valutate da esperti. Avrò sicuramente piacere di visionare affreschi e statue, ma non sono di mia competenza.”
“Benissimo. Poi mi diceva l'architetto Marini che le ha anche fissato un appuntamento con i proprietari di una casa patronale attribuita al Sangallo, non lontano da qui...”
“Ha già fissato l'appuntamento? Non lo sapevo.”
“Ne parli con l'architetto Marini. Anzi, ci vada subito, l'aspetta.”
“Penso che farò così. La ringrazio della cortesia e la saluto.”
“Si figuri. Sono a sua disposizione.”
Occorreva quindi tornare da quel chiacchierone di Marini. Claudio non lo aveva troppo in simpatia e sperava proprio che fosse qualcun altro ad accompagnalo nei suoi sopralluoghi. Possibile che il comune di Tuscania non avesse un geometra?
Fortunatamente stavolta Marini fu più rapido.
“Carissimo Claudio, ti saluto. Dormito bene?”
“Benissimo, ti ringrazio, Piergiorgio, ho dormito come un ghiro.”
“Ti prego, chiamami Rino, come tutti!”
“Va bene, Rino.”
“Comunque dormire come un ghiro con tutta l'agitazione che c'è... si vede che non sei di qui! Hai visto quanta polizia?”
“Si, e mi hanno già spiegato il perchè. Piuttosto, per quanto riguarda il lavoro che mi aspetta...”
“Nessun problema, il tuo amico Rino ha lavorato per te. Nell'ufficio qui a fianco ti aspetta il geometra Rotondi, un ragazzo giovanissimo ma sveglio e disponibile. Ti accompagnerà da Don Diego, il sacerdote designato dalla Curia Vescovile per accompagnarti.”
“Ti ringrazio molto, sei gentilissimo. Ma... proprio con un prete? Speravo di conoscere un tecnico della Curia...”
“No, Don Diego è un uomo di grande cultura e conosce benissimo gli immobili che dovrete valutare insieme, vedrai, ti potrà essere di aiuto.”
“Ti ringrazio, allora io vado dal geometra!”
“Aspetta, non abbiamo finito, nel pomeriggio ti ho fissato un incontro con il signor Fattori, presso la contrada Santa Croce.”
“Fattori? Chi è?”
“Il proprietario della casa patronale, quella del poeta.”
“Ah, si, il poeta bevitore. Ma non si potrebbe fare più avanti?”
“Coraggio, cosa fatta capo ha.”
“Va bene, allora vado con il geometra Rotondi, ti saluto.”
L'incontro era stato più rapido del previsto, ma il modo di infastidire Claudio l'architetto Marini l'aveva trovato anche stavolta. Già non aveva alcuna voglia di vedere una casa colonica, anche se ben messa, figurarsi quando ancora non era organizzato, come prima cosa. Poi metà delle costruzioni rinascimentali dell'alto Lazio e della bassa Umbria erano attribuite al Sangallo, lui stesso ne aveva già valutate una quindicina, figurarsi se proprio quella poteva essere originale. Comunque ormai l'impegno era preso, inutile lamentarsi.
L'ufficio del geometra Rotondi era li vicino, a quanto sapeva Claudio il geometra era molto giovane, poco più di venti anni, ed era stato assunto dal comune con un classico contratto a tempo determinato, con un qualche fondo comunitario. Già dall'idea Claudio provava simpatia per questo ragazzotto, assunto senza alcune certezze, doveva lavorare sicuramente tanto, senza straordinari, senza ferie o altro, e nella migliore delle ipotesi avrebbe fatto il dipendente comunale; sperava che almeno fosse abbastanza sveglio da lavorare anche in qualche studio professionale. In realtà però il geometra Rotondi non sembrava affatto sveglio, aveva l'aspetto di un ragazzotto di provincia non troppo ambizioso.
“Geometra Rotondi, buongiorno.”
“Ah, lei è l'architetto della sovrintendenza?”
“Si, geometra, sono io.”
“Però senta, qui mi chiamano tutti Giacomo, anzi, Jack, lo faccia anche lei, altrimenti non mi ci ritrovo.”
“Va bene, Jack. Vogliamo andare?”
“Certo. Ci aspetta Don Diego. Don Diego Vega. Ovviamente qui a Tuscania lo chiamiamo tutti Don Diego Della Vega!”
“Divertente, come Zorro.”
“Vero? Io ci rido tantissimo!”
I due uscirono dal comune e si diressero verso il Duomo.
“Quanta polizia!”
“E si. Ma d'altra parte un Lupo Mannaro è una cosa rara, vero?”
“Un che?”
“Un Lupo Mannaro. Che non lo sa?”
“Dei due delitti? Mi hanno raccontato.”
“Si, ma che è stato un mostro non glielo hanno detto? Io non ho visto i cadaveri, per fortuna, ma chi li ha visti racconta che sono stati sbranati da qualche bestia molto più grossa di un lupo!”
“Ma qui a Tuscania si è mai visto un lupo?”
“No, ma che c'entra? Abbiamo tanti cani da pastore, anche cani lupo, saranno più o meno simili, non è vero?”
“Immagino di si, ma davvero non sono un conoscitore di cani.”
“Noi qui abbiamo tanti pastori e tanti cacciatori, lo sappiamo.”
“Ma tu vai a caccia?”
“No, ma che c'entra? Comunque siamo arrivati al Duomo, Don Diego ci aspetta nell'appartamento del parroco...”
“Parroco? Al Duomo?”
“Il vicario del Vescovo, va bene, comunque abita li a fianco, mi segua, architetto.”
“Si, ma se io ti do del tu e ti chiamo Jack, tu mi dai del lei e mi chiami architetto sembriamo due deficienti!”
“Forse, ma io sono abituato così!”
“Tu vuoi farmi impazzire!”
Suonarono il campanello in un palazzetto nella piazza del Duomo, e poco dopo gli aprì un sacerdote alto e magro, che indossava un impeccabile clergyman con un immacolato colletto inamidato, nonostante il caldo, mocassini neri e lucidi, un orologio sobrio ma elegante al polso, barba rasata con grande cura. L'età era indefinibile, ma sicuramente un uomo maturo ma ancora giovanile.
“Buongiorno.”
“Don Diego, ci è venuto ad aprire lei!”
“Si, vi attendevo. Entrate, prego, prendiamo un caffè poi potremo effettuare con calma tutti i sopralluoghi che vorrete. Lei se non sbaglio è l'architetto della sovrintendenza, Pediconi, se non ricordo male?”
“Si, Claudio Pediconi. E lei immagino sia Don Diego, il vicario del Vescovo di Viterbo?”
“Oh, non il vicario, diciamo che mi ha incaricato di assisterla nei suoi sopralluoghi. Mi occupo spesso delle condizioni del patrimonio della Curia, posso dire di avere una buona conoscenza della situazione di fatto, ma sarà lei a doversi fare un'idea precisa.”
Presero un ottimo caffè espresso in un sobrio salotto, quindi uscirono per entrare nel Duomo. Il sopralluogo fu lungo e minuzioso, e prese tutta la mattina.
Quando fu ora di pranzo Don Diego invitò gli ospiti nell'appartamento in cui avevano preso il caffè.
“Accettiamo con piacere, ma io a pranzo preferisco star leggero, accetto solo se mangeremo qualcosa di veloce e basta...”
“Bhè, abbiamo preparato dell'acquacotta, se volete ci fermiamo a questo.”
“Acquacotta?”
“Una minestra di verdure di stagione con pomodoro, patate sedano, aglio, olio e peperoncino, servita su pane bruscato, con odori tipici come la mentuccia. In estate non troviamo verza e broccoli, le verdure tipicamente aggiunte, quindi ce la siamo cavata con zucchine e melanzane, oltre alla classica erba di campo. Con un bel bianco di Montefiascone si sposa benissimo.”
“Bene, allora per parte mia son ben contento di partecipare. Jack? Tu ti unisci?”
“Acquacotta? Non che mi piaccia molto, ma va bene, mi unisco. Tanto oggi avevo lasciato detto a mia madre che non sarei tornato, non mi aspettano per pranzo.”
I tre commensali gradirono molto una minestra molto speziata e saporita, che aveva  inumidito ed insaporito il pane bruscato, ma si concessero solo un piatto ed un bicchiere di un est est est, il classico vino di Montefiascone.
“Conosce la storia dell'est est est, architetto?”
“Onestamente non la ricordo.”
“Un Cardinale tedesco stava andando a Roma e, dato che amava molto le libagioni, mandava davanti a se il segretario, che visitava le cantine, beveva e, dove trovava il vino buono, scriveva est, vale a dire c'è. Arrivato a Montefiascone gradì tanto che scrisse tre volte est, per significare l'eccezionalità del vino.”
“Bella storia!”
“Purtroppo il vino è molto cambiato, ha subito la stessa trasformazione del vino dei Castelli, dopo la seconda guerra mondiale, con il boom economico, si è puntato sulla quantità a scapito della qualità. Ora però a Montefiascone ci sono diversi produttori che stanno cercando di tornare a produrre un est est est di qualità. Alcuni vitigni non sono più facili da trovare, il gusto è cambiato quindi il classico retrogusto abboccato dei bianchi laziali è difficile da riproporre, ma la qualità sta crescendo.”
“Bhè, se sta crescendo la qualità in generale non saprei dirlo, ma il suo vino è molto gradevole. A pranzo di solito non bevo, altrimenti ne godrei di più.”
“La capisco, anche io di giorno bevo pochissimo. Anche la sera, a dire il vero, ma quel poco mi piace berlo buono. Piuttosto, oltre che il vino, ha gradito anche il nostro Duomo?”
“In verità è una bella chiesa, va assolutamente protetta, ma è abbastanza convenzionale nella sua struttura, vi sono molte chiese simili dello stesso periodo. Invece sono e di gran pregio la cappella nella navata, e poi quei dipinti... il polittico, mi pare di Andrea di Bartolo, vero?”
“Già.”
“E poi quella Madonna e quella tavola rappresentante San Bernardino, sono pregevoli.”
“La nostra chiesa invece non le pare pregevole?”
“Ci mancherebbe altro, non pensi cose sbagliate. Il Duomo è una bella chiesa, solo che di chiese tardo rinascimentali o barocche simili ne ho viste molte, non mi colpiscono più l'attenzione. Si tratta però di un bell'edificio, purtroppo necessita di interventi, cercherò di sollecitare perchè vengano fatti presto.”
“Di questo la ringrazio. Questo pomeriggio mi sembra di capire che non potremo proseguire i nostri sopralluoghi, invece?”
“Purtroppo no. L'architetto del comune mi ha fissato un incontro con certi possidenti che vorrebbero far proteggere dalla sovrintendenza un casale di loro proprietà, che pare sia stato realizzato dal Sangallo, i signori Fattori.”
“Fattori?”
“Li conosce?”
“Certo, li conosco, ma non ho mai avuto modo di ammirare questo loro casale. Porti loro le condoglianze da parte mia.”
“Condoglianze?”
“Si, è morto un parente del signor Fattori, l'avvocato Dominici.”
“Chi quello ammazzato dal Lupo Mannaro?” Intervenne Jack, che fino ad allora aveva ascoltato in silenzio la conversazione.
“Caro Giacomo, cerca di evitare che la tua mente sia ottenebrata dalla superstizione.”
“Ma tutti lo dicono, Don Diego!”
“Che tutti lo dicano non rappresenta una prova. La ragione ci è stata donata da Dio, e dobbiamo farne uso. Quel pover'uomo sarà stato ucciso da un normale animale, un cinghiale, ad esempio, o un pazzo criminale ne avrà fatto scempio. E mi pare che la polizia si stia orientando in quel senso.”
“Polizia? Ma dico, li ha conosciuti i titolari delle indagini? Quei due capitani... maddai, sembrano una coppia da film, uno non parla mai, osserva con quello sguardo che gela il sangue e non dice nulla, l'altro parla in continuazione e si vanta più di un cacciatore che ha preso un fagiano. Da barzelletta.”
“Caro Giacomo, a mio parere dovresti nutrire più fiducia nelle forze dell'ordine.”
“Ora però ci scusi, Don Diego” intervenne Claudio “Noi dobbiamo proprio andare, altrimenti faremo tardi. La ringrazio per la sua ospitalità.”
“Si figuri. L'aspetto domani alla stessa ora.”
“A domani.”
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Paperone »

doc G wrote: “E si, la triste storia ci un paese che una volta era tranquillo...”
se è C è C :D
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

Paperone wrote: se è C è C :D
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Sine »

Mi sto avventurando in qualcosa molto più grande di me, ovvero un racconto lungo ed impegnativo. Che sicuramente su queste pagine difficilmente potrebbe stare. Posto che sono ancora agli inizi e magari brucerò tutto tra poco, posto qua un pezzettino preso in mezzo, che potrebbe star pure da solo. Che in realtà è poi piuttosto diverso dal genere di tutto il resto, ma vabbe'. Nel frattempo cercherò di dare un'occhiata al buon doc :D
Come lui ovviamente non l'ho nemmeno riguardato e messo a posto, quello lo si farà, prima o poi.

Andare in spiaggia in città non era esattamente come trovarsi ai Caraibi od in Sardegna. Ma per due che nei mesi precedenti avevano avuto la vita sociale di una suora di clausura sembrò quasi il paradiso. C'era una confusione incredibile, trovare un centimetro di spiaggia libera per piazzare un paio di salviettoni era impresa piuttosto ardua. Finchè il mio occhio non si posò su un bellissimo spiazzo a pochi metri dal mare, ma abbastanza distante da evitare schizzi imprevisti. A distanza di chilometri probabilmente non esisteva nulla di così invitante. Il tempo di girarmi per dirlo a Paolo, che vidi poco distante una coppia sulla quarantina dirigersi spedita verso il nostro tesoro.
Luride puttane, è nostro disse Paolo, interpretando il mio pensiero
Si girarono, non si sa se allarmate dalle nostre parole o semplicemente perchè avevano sentito del rumore in questa direzione, fatto sta che accelerarono vistosamente il passo. La gara era ufficialmente cominciata: i quaranta metri ad ostacoli su sabbia nacquero quel giorno, in quel luogo. Dalla nostra avevamo il vantaggio di un percorso più agevole, al contrario loro che nel tragitto tra i loro piedi ed il paradiso avrebbero incrociato almeno due o tre bagnanti dal sorriso simpatico ed il ventre gonfio, ostacoli durissimi nelle gare di questo tipo. Di contro, noi avevamo indubbiamente più metri da percorrere.
Il tempo stringeva, per avere più possibilità di successo dissi a Paolo di dividerci, tu vai di là, salta quella mamma ed evita quella ragazza. Non guardarle le tette o tutto è perduto! Io passo di qua, schivo i racchettoni e pesto i piedi al vecchio. Ce la possiamo fare.
La coppia invece proseguiva tirandosi per mano. Dilettanti, si sarebbero intralciati da soli. Cominciai a correre, gli anni passati sul campetto a schivare le carezze del Belva risultarono molto utili. Evitai il colpo di racchettone del surfista belloccio con una disinvoltura tale che ricevetti qualche ululato di approvazione dal piccolo pubblico che ormai si era appassionato alla nostra sfida. Detti un'occhiata veloce agli altri, lo Spino era zompato oltre la mamma con inusuale atletismo, mentre gli altri due proseguivano un po' maldestri, ma erano sempre più vicini. Ormai la moglie era letteralmente a mezz'aria, con il corpulento marito che la trascinava per la mano. In quel momento mi resi conto di aver compiuto un grosso errore di valutazione: avevo sottovalutato l'astinenza sessuale dello Spino. Chiaramente la richiesta di non soffermarsi sul generoso seno che quella ragazza non aveva remore a mostrare nella sua interezza era stata un po' azzardata. Era sul punto di schivarla, infatti, che si voltò quel secondo di troppo che gli impedì di notare che stava andando a rovinare su una gioviale signora di settantadue anni e centonove chili. Troppo tardi, l'urlo belluino di Paolo fece da contraltare alle grida della signora, che nel momento in cui si rese conto di chi e cosa le stava saltando addosso, passò dal terrore a qualche mugolio di timida approvazione. Non avevo tempo per soccorrerlo, lo abbandonai al suo destino di giovane molestato e proseguii. Passai senza pietà sul calcagno del vecchio, quando mi trovai di fronte un muro: il ruzzolo di Paolo aveva provocato una reazione a catena, che causò uno spostamento di masse inaspettato. Tra me e la luce non c'era terreno fertile, ero bloccato. Dall'altra parte, il marito era pronto a lanciare la moglie sullo spiazzo. Non era certo che potesse sopravvivere allo schianto, ma l'importante era che occupasse spazio, avrebbe poi reclamato potestà dello stesso ed eventualmente si sarebbe sbarazzato del cadavere in un secondo momento. Avevo bisogno di un'azione forte. Presi una breve rincorsa, per quel che mi era possibile, e spiccai il volo. Mai stato atletico od esplosivo, ma dovevo sperare, credere nelle mie possibilità. Vidi sotto di me gli sguardi allarmati dei bagnanti, un paio presero il cellulare per chiedere aiuto, altri si coprirono gli occhi, non volevano guardare la morte in faccia. Ma quel giorno era destino che vincessi: atterrai miracolosamente sulla sabbia senza mietere vittime, l'uomo lanciò la sua dolce metà ma calcolò male l'apporto del vento e delle maree e la vide finire direttamente in acqua, creando un piccolo maremoto che rischiò di affogare due bambini poco lontani. Era finita, mi alzai trionfante, dietro di me era un tripudio, applausi scroscianti e sorrisi d'intesa. La stessa ragazza che causò lo schianto di Paolo mi fece l'occhiolino, il surfista si diede un colpo sul petto, in segno di rispetto. Paolo era sparito sotto le pieghe di un'anziana signora in calore. Vidi soltanto una mano uscire da quella selva di grasso, fece un pollice in alto. Avevamo vinto noi.
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