Re: Naufraghi 2.0

E' il luogo in cui potete parlare di tutto quello che volete, in particolare di tutti gli argomenti non strettamente attinenti allo sport americano...
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

c) Nuovo orrore
Claudio non si sentiva proprio di andare a dormire. Tutte le chiacchiere sentite alla trattoria lo avevano disturbato, o forse era stato il fatto che Loretta lo trattasse in modo scostante, o forse era stata la scoperta che Maria Grazia uscisse con Rino, ma un certo senso di malessere l'aveva preso, lasciandogli una certa indisposizione di stomaco. Due passi erano assolutamente necessari.
Certo, non era Tuscania in quel periodo a suggerire due passi. Nel centro non c'era un'anima in giro, l'illuminazione era relativa, persino la luna si nascondeva dietro nuvole nere, l'atmosfera non sembrava l'ideale per una passeggiata. Così Claudio attraversò tutto il centro storico mantenendosi nel corso principale, fino ad arrivare alla porta San Marco. Claudio fu per un attimo in dubbio se fare una passeggiata o prendere la macchina, e così si avviò verso il parcheggio, avvolto nell'oscurità. Ma non ci sarebbe dovuto essere qualche lampione?
Poi ci ripensò, quello che gli serviva non era un giro in macchina, era una bella passeggiata. Così si voltò in direzione della porta, in fin dei conti la c'era qualche luce, da li sarebbe andato ad un bar nella parte nuova di Tuscania. Fu allora che sentì un rumore strano fra le automobili.
Si voltò, vide in lontananza un'ombra allontanarsi furtiva e rimase bloccato, quasi fosse diventato di sale come la moglie di Lot. Non aveva visto nulla, ma il suo istinto, la sua memoria, tutte le sue emozioni andarono al ricordo di quanto avvenuto solo poche ore prima.
Suggestione, si disse, solo suggestione. Non può essere accaduto nulla, ora vado a controllare e vedrò che non è accaduto nulla, probabilmente sarà solo un gatto che si muoveva fra le automobili.
Ma quale gatto, e l'ombra che hai visto poco fa? Disse una voce dentro di lui, forte, potente, impossibile da ignorare. Appunto, un'ombra, si ripetè testardamente, e decise di andare a verificare. I passi erano lenti e faticosi, gli sembrava  di camminare in una montagna coperta di neve, ogni metro gli costava una fatica enorme. Nemmeno lui sapeva perchè andava avanti, ma sapeva che doveva proseguire per vedere cosa fosse successo.
Quando si accorse di cosa era successo la cosa gli sembrò naturale, ovvia, ineluttabile, e si voltò ancora per lasciar uscire la cena appena ingerita.
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Re: Naufraghi 2.0

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eh no. questo no. cos'è? un minipost? fra poco posterai una riga alla volta. non ci siamo, non ci siamo.
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

Alvise wrote: eh no. questo no. cos'è? un minipost? fra poco posterai una riga alla volta. non ci siamo, non ci siamo.

:lol2: :lol2: :lol2: :lol2: :lol2:
Rischio che con me non si corre!
:lol2: :lol2: :lol2: :lol2: :lol2:
Qualche capitolo è più corto, vuol dire che già stasera metterò il nuovo!
:forza: :forza: :forza: :forza:
Paperone
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Re: Naufraghi 2.0

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fischi per doc :polliceverso:
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

5 Terrore
a) Indagini
Serpico ed il tenente Colombo tennero Claudio sotto torchio per l'intera mattinata, poi finalmente ad ora di pranzo gli comunicarono che lo avrebbero rilasciato, ma solo a condizione che restasse in città e si rendesse sempre reperibile.
“Ciò vuol dire che sono sospettato?”
“Lei converrà con me, caro architetto, che due ritrovamenti su quattro cadaveri rinvenuti non rappresentano una media normale. Probabilmente significano solo che lei è molto sfortunato, ma capirà, è il nostro lavoro, dobbiamo controllarla!”
“In parole povere, amico, noi siamo convinti che tu sia innocente, ma capirai, se ti lasciamo libero come l'aria e poi viene fuori che sei implicato facciamo una figura del cavolo. Aiutaci, dicci tutto quello che hai visto, dacci una mano a scoprire quello che è accaduto e ti libererai presto di questa rottura di scatole.”
“Ma io vi ho detto tutto quello che so...”
“Architetto, lei è l'unico ad aver visto per due volte l'omicida, possibile che non possa darci alcun elemento per scovarlo?”
“Su, non ricominciamo! Piuttosto, potete dirmi finalmente chi era il morto?”
“Davvero non l'ha riconosciuto?”
“Era buio, ho visto tutto quel sangue e sono rimasto colpito. Mi sembrava di aver notato un che di familiare, ma non ho colto bene...”
“Insomma sei un fisionomista. Vedi, caro collega, mandiamolo via, questo non può aiutarci. Certo, se non scopriamo cosa sarà successo resterai indagato per anni, però ormai sono certo che non riconosceresti nemmeno tua madre, se la vedessi all'improvviso.”
“Insomma, chi era quel tipo!”
“Il signor Fattori, il proprietario dell'azienda agricola che ha visitato pochi giorni fa.”
“Fattori? Quel simpatico signore... oddio, come mi dispiace! Ma non era il fratello quello che ho rinvenuto l'altro giorno?”
“Già. Non è che lei aveva qualcosa contro di loro?”
“Ma che dice? Ho conosciuto il signor Fattori pochi giorni fa, ed il fratello non l'avevo mai visto.”
“Sei sicuro? Non vuoi ritrattare? Guarda che se scopriremo qualcosa noi sarà molto peggio.”
“Ma insomma, vi ho detto la verità!”
“Va bene. Ora vada, che dobbiamo seguire una nostra linea di indagine ben precisa.”
“Non voglia chiedervi quale, voglio solo andare a letto.”
“Mi sembra giusto, ma visto che nessuno di noi ha fatto colazione, che dici di prenderci un cappuccino ed un cornetto insieme al bar qui sotto?”
“Va bene, andiamo, forse mi farà bene.”
I tre scesero al bar, ordinarono tre cappuccini e tre cornetti, poi si appoggiarono al bancone e continuarono a parlare del più e del meno, quando Claudio sentì una voce squillante che lo salutava.
“Caro architetto, buongiorno! Ho saputo la notizia, lei è una vera fonte di continue sorprese! Non so se quando c'è lei in circolazione dobbiamo sentirci più sicuri oppure più in pericolo.”
“Buongiorno, Maria Grazia. In realtà non credo che la vostra sicurezza possa cambiare con la mia presenza, semmai sono io a Tuscania che ho perso la mia.”
“E non mi presenta i suoi amici?”
“Amici... bhè, ormai forse li possiamo definire tali, abbiamo trascorso due nottate insieme. Si tratta dei due ufficiali di polizia incaricati delle indagini sulle morti degli ultimi periodi, le presento...”
Poi Claudio restò per un instante senza parole, non poteva mica presentarli come Serpico ed il tenente Colombo. Venne in suo soccorso Serpico.
“Io mi chiamo Alberto Pacino, per servirla. E questo è il mio collega Pietro Falchi. E non abbia paura per la sua sicurezza, ci penseremo noi.”
“Ma avete qualche idea su cosa stia accadendo?”
“Non si preoccupi, risolveremo tutto, si ricordi, io sono il pistolero più veloce del west.”
Claudio restò un attimo interdetto, sempre più dubbioso su quella strana figura di poliziotto da telefilm americano, incerto se fosse tonto o veramente tanto tonto. Maria Grazia invece rise, di una risata squillante ed argentina, poi chiese
“Ma non avete davvero idee su cosa stia accadendo?”
“Gliel'ho detto, signorina, non si preoccupi, siamo al lavoro.”
“Insomma nessuna idea ancora?”
Ora intervenne il tenente Colombo
“In realtà qualche idea l'abbiamo, ma non possiamo esprimerci nel modo più assoluto. Di questo possiamo parlare solamente con il Sostituto Procuratore della Repubblica incaricato di rappresentare la pubblica accusa.”
“Verso chi? Verso il mio amico Claudio?”
Claudio ebbe un fremito a sentirsi definire amico, poi però ricordò che raramente un amico di una donna riesce a rivestire un ruolo più impegnativo. Perso in mezzo a tali pensieri venne distratto dalla risposta del tenente Colombo.
“Al momento crediamo di no, ci indirizziamo più verso altre piste. Ad esempio i rapporti fra di loro delle vittime... ma non mi faccia dire altro.”
“E quali rapporti avrebbero fra loro le vittime?”
“Non mi faccia dire altro, signora.”
“Ma non credete in un mostro, quello di cui si parla tanto in paese?”
Ora a rispondere fu Serpico
“Non possiamo escludere nulla, signorina, ma non si preoccupi, noi siamo più duri di qualunque mostro.”
“Certo, lei sembrerebbe un vero eroe!”
“Ci può scommettere!”
Rispose un Serpico lieto di quello che riteneva un complimento. Ma Claudio colse un chiaro tono ironico nella risposta di Maria Grazia, e non potè negare a se stesso di esserne molto contento.
Maria Grazia regalò un sorriso radioso ai tre interlocutori
“Ma quindi se un giorno volessi sentirmi più rassicurata, potrei venire a prendere un caffè con voi?”
Quindi, senza attendere risposta, si voltò e se ne andò.
“Ora bando alle ciance, caro architetto, noi abbiamo da lavorare. Ti salutiamo e ce ne andiamo a svolgere il nostro mestiere.”
“In effetti, capirà, architetto, fra non molto arriveranno i primi risultati dell'autopsia, la scientifica sta esaminando il luogo del ritrovamento, abbiamo chiesto tutti i tabulati dei telefoni del signor Fattori, dobbiamo riposare un po prima che arrivi il tutto, altrimenti crolleremo dalla fatica.”
“In effetti anche io sogno un letto... arrivederci, signori.”
Claudio sgattaiolò nell'albergo cercando di non farsi notare, per evitare di parlare con la signora Lucia. Tanto cara signora, per carità, ma aveva bisogno di riposo prima di poterla affrontare. Naturalmente, il desiderio di Claudio si rivelò presto una mera utopia.
“Dottò, ma che ha combinato?”
“Io niente...”
“Ma come, un'altro cadavere! Ma che c'è andato a fare nel parcheggio a quell'ora!”
“Ma non era tardissimo!”
“A Tuscania, alle dieci, in una notte senza luna? Ma cosa si è messo in testa, perchè corre certi rischi?”
“Pensavo di fare una passeggiata...”
“E la faccia di giorno, santo ragazzo!”
“Ha ragione, ma mi scusi, ora sono distrutto, devo proprio andare a letto.”
“Vada, vada! Ha corso il rischio di riposare in eterno, e per la seconda volta! Si è chiesto perchè non troviamo noi di Tuscania dei cadaveri di notte?”
“No, perchè?”
“Perchè di notte non andiamo in giro a cercare guai!”
“Forse ha ragione, ma ora mi faccia andare a riposare, la prego!”
Claudio salì in camera, fece giusto in tempo a togliersi le scarpe e cadde profondamente addormentato.
Alvise
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Re: Naufraghi 2.0

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molto meglio. grazie. :gogogo:
Toni Monroe
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Toni Monroe »

doc G wrote: “Ma come, un'altro cadavere! Ma che c'è andato a fare nel parcheggio a quell'ora!”
:nono: senza apostrofo al maschile.  :gogogo:
"Orgoglioso di non essere uno di loro." Paolo Maldini
Toni.
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doc G
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

b) Perplessità
Quando Claudio si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato. Si sentiva stanchissimo, ma un feroce mal di testa sembrava sconsigliare di provare a dormire ancora. Claudio si trascinò in bagno, dove fece una lunga doccia, sperando potesse servire a rilassarsi, quindi si rase e si vestì.
Doveva almeno provare a parlare ancora con la signora Lucia, aveva assoluto bisogno di una lavanderia, ormai gli abiti iniziavano a scarseggiare. Magari le polo avrebbe potuto provare a lavarsele da solo ed appenderle con cura senza stirarle, come pure la biancheria, ma pantaloni e camicie non era in grado di sistemarli da solo.
Con passo lento scese le scale, per sua fortuna trovò la signora Luisa con altri clienti, quindi alla sua domanda potè rispondere solamente con un:
“Ma benedetto ragazzo, dia tutto a me che ci penso io!”
“Ma no, signora, le porterò in lavanderia, non mi pare giusto!”
“Ma quale lavanderia? Lo farò io.”
“Mi mette in imbarazzo... almeno mi permetta di pagare!”
“Assolutamente no.”
Dopo una contrattazione relativamente lunga stabilirono un prezzo di € 30 la settimana supplementari, quindi Claudio potè uscire. Non aveva alcuna voglia di recarsi in comune, non era nelle condizioni di provare a lavorare, decise di provare ad andare da Don Diego per scambiare due parole.
Suonò il citofono, ma non ebbe risposta, provò ad andare a chiedere nel Duomo e venne indirizzato in un ufficio nel palazzo attiguo.
“Caro Claudio, come va? Ho saputo delle novità spiacevoli!”
“Vero, Don Diego. La prego, non mi faccia descrivere quello che ho trovato, che tanto lo saprete di sicuro e purtroppo non ho visto nulla che possa dare una spiegazione a quanto successo.”
“Non si preoccupi. Noi sacerdoti siamo abituati ad ascoltare, almeno quelli che, come me, hanno anni di esperienza di confessionale.”
“Io non so, in realtà... non so cosa ho visto, di cosa ho paura, cosa può essere successo! Quei poveri resti sembravano ridotti male, ma la polizia, anzi, uno dei due poliziotti, quello più rotondetto, Falchi, è sicuro che si tratti della mano di un uomo, un assassino. D'altra parte quale bestia potrebbe aggirarsi di notte nelle nostre città e sparire inosservata? Però quale uomo potrebbe agire con tanta crudeltà?”
“Caro Claudio, non mi dica che anche lei sta diventando preda di superstizioni anacronistiche. Non so se l'assassino sia un folle che vuole sfogare i propri istinti omicidi oppure sia un losco individuo con un piano ben definito, ma mi sento di escludere sia quel soprannaturale che anche lei sembra ventilare sia l'intervento di qualche bestia crudele. Non siamo più nella Francia del XVIII secolo, e neanche nell'Africa selvaggia. Qua di bestie che attaccano uomini già ce ne sono pochissime, ed in quei casi, come ad esempio quando un cane randagio attacca qualcuno, è facile risalire all'accaduto. Mi sembra che quel poliziotto segua la strada più razionale.”
“Don Diego, è sempre un piacere parlare con lei. Riesce sempre a riportare la calma ed a condurre il discorso su temi razionali. Non me lo aspettavo da parte di un sacerdote, sa?”
“Perchè, noi dovremmo essere tutti retrogradi, dogmatici ed irrazionali?”
“No, che c'entra...”
“Via, non peggiori le cose. Piuttosto, già finito il suo sfogo?”
“Non saprei che altro dire... Falchi sembra voler indagare su qualche rapporto fra le vittime che avrebbe individuato... in effetti si tratta di Fattori e di due suoi parenti, più una commessa che non è neanche certo che conoscesse uno dei tre.”
“A proposito, ha sentito? La povera moglie di Fattori è stata colpita da un'ictus, dopo aver riconosciuto il cadavere del marito. Ora è in rianimazione e lotta per sopravvivere.”
“Mi spiace molto.”
“Mi diceva dei rapporti fra le vittime... cosa intendeva?”
“Non lo so. Falchi non si è confidato. Pacino sembra invece credere più ad un folle, o magari all'idea del soprannaturale.”
“A me sembra che sia Falchi ad avere le idee più chiare. Ora però devo scusarmi, Caro Claudio, ma devo svolgere del lavoro. Sa, anche noi sacerdoti abbiamo delle scadenze da rispettare. Cosa pensa di fare, ora?”
“Non so. Per il momento meglio che non mi allontani da Tuscania, domani sentirò la sovrintendenza, magari mi prenderò qualche giorno di ferie.”
“Ed ora?”
“Ora andrò a mangiare e poi a letto presto, sono ancora distrutto.”
“Fa benissimo. La saluto, ora.”
Claudio, parzialmente rinfrancato, uscì dall'ufficio e lasciò il sacerdote al suo lavoro. Fece due passi per vie che sperava fossero poco frequentate, quindi si recò alla trattoria della signora Gina. Arrivò sperando che la trattoria fosse vuota, invece c'era più o meno la stessa gente della sera prima, che lo accolse con grande interesse. Loretta si preoccupò di farlo sedere e di portargli subito pane ed acqua, poi tutti gli avventori gli chiesero un resoconto, che lui cercò di dare nel modo più rapido possibile.
La conversazione si acquietò momentaneamente all'arrivo dell'antipasto di mare, un misto di cibi caldi, gamberi al vapore, soutè di vongole e cozze, vari mitili gratinati e crostacei bolliti, e cibi freddi, acciughe, un carpaccio di tonno ed insalata di mare. Claudio fu grato alla signora Gina di aver interrotto una discussione in cui non aveva nessuna voglia di continuare, ma le sue speranze durarono poco. Prima ancora che si terminasse di mangiare l'antipasto e si finisse il primo bicchiere di vino bianco tutti gli avventori già si rivolgevano a lui e di nuovo era al centro dell'attenzione.
“E così anche stavolta non ha visto nulla. Non succede neanche nei reati di Mafia!”
“Non so cosa dirle. Sarò tardo nelle reazioni.”
“Ma come è andato a passeggiare in un parcheggio di notte, benedetto ragazzo? E magari non aveva nemmeno parcheggiato la macchina li!”
“In realtà si, ma non avevo nessuna intenzione di recarmi a prendere la macchina.”
“E stavolta conosceva la vittima!”
“Si, avevo avuto modo di conoscerlo.”
“E magari aveva interessi in comune!”
“Veramente nessuno. Lui voleva far dichiarare monumento nazionale, o almeno far proteggere in qualche maniera un palazzetto molto bello, di sua proprietà, in campagna, pratiche che io potrei anche avviare, ma sono venuto qui per altre ragioni e comunque che tali pratiche fossero andate a buon fine o meno a me non sarebbe cambiato nulla.”
“Questo è quello che dice lei, mio caro.”
“Ma che vuole che mi interessi se un palazzetto è protetto o meno dalla sovrintendenza!”
Fu ancora salvato da Loretta, che portò a tavola il primo, dei tagliolini alle vongole, dai quali saliva un odore di aglio forte ma niente affatto fastidioso.
“Lasciate stare l'architetto Pediconi, ha vissuto due brutte avventure nel giro di pochi giorni, sarà sconvolto, troppo per stare a sentire le vostre elucubrazioni!”
“Mio caro, sembra che lei abbia qui trovato un ottimo avvocato difensore!”
Il diversivo dei tagliolini fu ancora meno efficace di quello precedente, ed a breve il bancario partì alla carica.
“Ma un buon avvocato difensore non basta, quando gli indizi sono evidenti. Mio caro architetto, lei dovrà spiegarci molte cose, credo.”
“Io invece credo di non dover spiegare nulla.”
“Ma sentite” intervenne Loretta “Perchè insistete così? Lui ha solo trovato i cadaveri!”
“Non è così semplice, mia cara. Non è così semplice. Il nostro architetto ha rinvenuto i due cadaveri di notte, in un ora in cui in paese nessuno va in giro da solo, in luoghi dove di solito non si passeggia di notte senza un motivo preciso. Perchè andare in un parcheggio, se non si sta andando a prendere la macchina? E perchè girare intorno ad una chiesa chiusa, finendo fra le siepi, salvo che non si sia con una donna e non si voglia nascondersi da sguardi indiscreti? Ma il nostro architetto, a suo dire, non era con una donna e non stava andando a servirsi di una automobile.”
“Quindi cosa vorrebbe insinuare, che io abbia assassinato quei poveretti?”
“Mio caro, io mi limito a dire che lei evidentemente ha qualcosa da nasconderci.”
“Proprio vero, subentrò l'ingegnere, c'è qualcosa di poco chiaro.”
“Ma di cosa lo state accusando?”
“Non lo sappiamo, mia cara, solamente in questo momento siamo tutti preoccupati e vorremmo sapere cosa ci nasconde il nostro architetto, altrimenti ben difficilmente potremmo essere tranquilli mentre siamo seduti a tavola con lui.”
“Quanto a questo non ci sono problemi, è con molto piacere che vi lascio mangiare tranquillamente.”
Claudio prese dal portafoglio un biglietto da dieci euro, lo lasciò sul tavolo e si alzò.
“Ci lascia, non attende il dolce? Abbiamo un sorbetto al limone fatto in casa...”
“Mia cara Loretta, lo gusterei con molto piacere, ma non voglio rovinare la cena agli altri suoi clienti. La saluto, tornerò domani, sempre che la cosa non infastidisca qualcuno. Non vorrei risultare dannoso per i conti del suo ristorante.”
Furibondo, Claudio si allontanò, sotto gli occhi di Loretta. Sorprendentemente, sentì uno strano picchettare alle sue spalle, si voltò e vide Maria Grazia che cercava di correre sui suoi tacchi a spillo.
“Claudio, mi aspetti!”
“Cosa succede?”
“Debbo parlarle, ma non ora. Vede, oggi ho conversato a lungo con uno dei poliziotti, quel Falchi...”
“Il tenente Colombo!”
“Come?”
“No, mi scusi, prosegua!”
“Le dicevo che ho parlato con Falchi e lui mi ha esposto una strana teoria.”
“Non parlava di indagini sui rapporti di parentela dei defunti?”
“No, sembra che a suo parere le parentele siano un caso... ma voglio parlarne con lei, non possiamo vederci più tardi?”
“Più tardi? Va bene, ma perchè vuole parlarne proprio con me? Da tempo sto cercando di convincere tutti che io di questa storia non so nulla!”
“Perchè lei ormai è coinvolto in questa storia ed ormai, volente o nolente, deve occuparsene. Non vorrei tirar dentro troppe persone.”
“Va bene, incontriamoci, ma cosa dirà Marini?”
“Non sia sciocco, è un buon amico ed un collega, ma nulla più, non può proprio essere geloso. E poi io parlo con chi mi pare e piace e non devo renderne conto a nessuno.”
“Va bene, quando vuole che ci incontriamo?”
“Sono le otto e mezza... facciamo fra un ora, dovrebbe essere aperto il bar vicino Porta San Marco.”
“Ci sarò.”
“Grazie, ed a più tardi!”
Maria Grazia si allungò leggermente sui suoi tacchi vertiginosi e diede a Claudio un bacio sulla guancia.
“Però non dare più del lei, ormai stiamo vivendo insieme una strana avventura, diamoci del tu!”
“Certo, Maria Grazia, avrò piacere a darle... ahem, a darti del tu!”
Claudio non potè negare a se stesso di essere vagamente lusingato da quel colloquio. Come trascorrere l'ora che mancava all'appuntamento? Tornare in pensione non se ne parlava, avrebbe dovuto sfuggire alle domande della signora Lucia, troppa voglia di camminare ancora di notte per il centro di Tuscania non ne aveva, entrò nel primo bar che vide aperto ed ordinò un caffè.
Sentì su di se gli sguardi del barista e dell'unico cliente, quindi vide un giornale sul tavolo e si sedette. Era un giornale sportivo, c'erano interminabili articoli sui presunti affari di mercato delle più famose squadre di calcio europee, qualche riga su eventi del ciclismo e del tennis, però era un buon modo per trascorrere un'ora in quel bar senza dover parlare con nessuno.
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Re: Naufraghi 2.0

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c) Svolta

Alle nove e venti Claudio chiuse il giornale ed uscì dal bar in cui si era rifugiato, dirigendosi prontamente verso il luogo dell'appuntamento. Camminando, si accorse dell'oscurità che era scesa sul centro storico di Tuscania, di quante poche luci fossero accese, e non potè fare a meno di provare un brivido.
Sentiva una specie di eccitazione salire, quel brivido si univa ad una leggera contrazione che proveniva dalla bocca dello stomaco. Perchè mai doveva sentirsi come un liceale al primo appuntamento? Eppure era chiaro che si sarebbe solo parlato degli omicidi. Chissà, a proposito, quale strana teoria stava seguendo il tenente Colombo. I rapporti di famiglia sembravano una pista credibile, con tutti quei morti parenti fra loro, non riusciva davvero ad immaginare quale avrebbe potuto essere l'eventuale ipotesi alternativa.
Arrivato al bar nel quale aveva l'appuntamento con Maria Grazia ebbe la brutta sorpresa di trovarlo chiuso. Le luci erano spente, la saracinesca abbassata. Per altro l'idea di attendere li la donna non gli sembrava particolarmente alettante. D'altra parte però non aveva il suo numero di cellulare, quindi era obbligato ad aspettare.
Roso dall'inquietudine, provò a passeggiare attorno al locale, quando sentì un rumore. L'inquietudine lo prese, sentì come un blocco alla bocca dello stomaco, si voltò a fatica, quindi vide un tizio vestito di scuro che esclamò immediatamente:
“Senta, lei, che sta facendo qui?”
“Io... nulla! Ma lei chi è?”
L'uomo avanzò di qualche metro e Claudio, non senza un sospiro di sollievo, si accorse che si trattava di un metronotte. Probabilmente c'era una banca o una gioielleria li vicino.
“Ripeto: cosa sta facendo qui?”
“Ma torno a ripeterle che non sto facendo nulla!”
“Ma come, solo, al buio, non c'è nulla qui in giro!”
“E va bene, aspetto una persona, ma la prego, non si faccia strane idee!”
“Bhè, lei si che sa scegliere bene i posti per gli appuntamenti. Tutto ciò ha senso solo se sta attendendo una donna sposata.”
“Non proprio, cioè, non sposata, ma non è come crede lei!”
“Certo, certo.. non è come credo io... , ma capisco che lei possa desiderare che io la lasci solo! Non si preoccupi, non sono certo un inopportuno!”
“La ringrazio.”
Claudio iniziò a rilassarsi, ma questa sensazione era destinata a durare poco. Infatti un rumore familiare balzò alle sue orecchie, lasciandolo senza parole.
“Oddio... non ha sentito nulla?”
“Qualcosa di strano... di cosa potrà trattarsi? Un cane randagio, forse?”
“Venga con me... ma non faccia rumore!”
I due si avviarono nell'oscurità, nel bel mezzo del parcheggio, non lontano da dove Claudio aveva trovato il cadavere martoriato del possidente. I due iniziarono ad aver timore e si mossero fra le automobili parcheggiate in silenzio, guardandosi attorno con circospezione, pieni di un timore ancestrale, consci che qualcosa di terribile era in agguato nelle profondità della notte. Sentirono come un rantolio, andarono in quella direzione, e videro qualcosa che non avrebbero voluto vedere. Fu con fatica che Claudio riuscì a prendere il cellulare e chiamare la polizia. L'ambulanza non la chiamò, perché con tutta evidenza non serviva, quello a terra era inequivocabilmente un cadavere, il cadavere del poliziotto Pietro Falchi.
Paperone
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Re: Naufraghi 2.0

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non si fa così! :nono:
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Re: Naufraghi 2.0

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A) Rastrellamento

Serpico era nervoso, si muoveva in continuazione, parlava solo ad altissima voce, camminava a scatti muovendo le mani per ogni dove.
Quando si fermò di fronte a Claudio e parlò per l'ennesima volta sembrava preda di una strana febbre.
“Bene, architetto Pediconi, la testimonianza di una guardia giurata la salva, per questa volta, ma sappia che il suo ostinato rifiuto di collaborazione non mi rende certo ben disposto nei suoi riguardi.”
“Ma quale rifiuto, stavolta ha sentito anche il signor Lupoli, la guardia giurata...”
“Non svii il discorso. Ora stiamo iniziando un rastrellamento, perquisiremo tutti, cercheremo in ogni anfratto, chiunque o qualunque animale abbia compiuto questo delitto ha i minuti contati.”
“Quindi ancora non sa se si tratta di un uomo o di un animale?”
“Il mio povero collega pensava si trattasse di un uomo, ed aveva delle teorie ben precise che non voleva confidare prima del tempo. Ed è anche sparito il suo PC portatile, dove prendeva tutti gli appunti.”
“Ma come avrebbe potuto un animale rubare un PC? Cosa se ne sarebbe fatto?”
“Senta, se sa qualcosa parli o non mi faccia perdere tempo!”
“E le autopsie cosa dicono?”
“Le autopsie non sono ancora pronte, oggi è sabato ed i primi delitti sono avvenuti domenica scorsa. Abbiamo solo i rilievi della scientifica.”
“Ma si chiama scientifica anche in Italia?”
“Certo che no, ma fa più fico. Si ricordi sempre che io sono il pistolero più veloce del west. Ed ora mi lasci andare, ho da fare.”
Detto ciò si allontanò velocemente.
Veloce era veloce, non c'erano dubbi, ma a Claudio Serpico sembrava sempre più cretino. Più che un pistolero veloce sembrava un velocista pistola.
Con questa riflessione poco fiduciosa Claudio si rimise seduto sulla panca della stazione di polizia, attendendo che qualcuno gli dicesse se poteva andar via, e si appisolò in mezzo alla confusione che regnava sovrana.
Dormì, e nel sonno si vide intento ad affrontare una terribile bestia, una via di mezzo fra un uomo ed un lupo, alta più di due metri, con una forza devastante, artigli ferrei, zanne aguzze e una bava biancastra che scendeva dai feroci canini. Però poi la figura si fece sempre più confusa, si avvicinò sempre più a Claudio, con aria sempre più minacciosa, la bocca spalancata e gli artigli pronti al colpo, ma piano piano la figura iniziava a cambiare, restava minacciosa ma diventava meno imponente, gli artigli meno lunghi, le zanne rientravano, diventava qualcos'altro, o meglio qualcun altro, ma quando Claudio stava per capire chi o cosa stesse diventando il lupo mannaro improvvisamente tutto iniziò a tremare.
“A dottò, che fa, dorme qua? Vada a casa, che è meglio!”
Claudio vide un poliziotto che lo stava svegliando, impiegò un momento per recuperare lucidità e raddrizzarsi, quindi ringraziò e si alzò.
Cosa significava quel sogno? Si trattava di un delirio dovuto al terrore o alla stanchezza o forse il suo cervello stava elaborando le informazioni in suo possesso? Se così era l'elaborazione doveva essere veramente inconscia, perché non aveva alcuna idea di cosa potesse essere mai accaduto in quei giorni.
In ogni caso restare li a riflettere era impossibile, riposare pure, Claudio non vedeva l'ora di andar via. Il poliziotto che era rimasto con lui aveva dei dubbi, in un primo momento sembrava non volerlo lasciar via, ma in fin dei conti non c'era nessun provvedimento a suo carico, quindi dovette capitolare.
Claudio per prima cosa aveva bisogno di un buon caffè nero, quindi di una doccia calda e di un letto. Sembrava però ci fosse qualcun altro ad avere le stesse necessità. Lupoli, la guardia giurata che aveva condiviso con lui il ritrovamento della sera prima, con la stessa faccia sconvolta che Claudio credeva di avere.
“E così, amico, come ci si sente prima di finire in galera?”
“Che volete dire?”
“Elicotteri, pattuglie, unità cinofile... ma secondo lei troveranno qualcosa?”
“Non credo.”
“E perché stanno facendo tutto ciò?”
“Me lo dica lei.”
“Perché al momento non sanno che pesci prendere, ma è stato ammazzato uno di loro, quindi devono fare qualcosa.”
“Posto che sia vero, e allora?”
“Allora quando non avranno trovato nulla, cosa crede che faranno?”
“Non lo so, non parli per enigmi e vada al punto!”
“Il punto, caro amico, che c'è un colpevole bello e pronto, che ha trovato vari cadaveri, ha addosso il loro DNA, non ha alibi per nessun morto.”
“Sarei io?”
“Si. Tu.”
“Ma lei mi scagionerebbe per l'ultimo morto!”
“Non sarà così difficile affermare che io sia un complice o un testimone prezzolato. Siamo nei guai tutti e due, sia io che te, anche se te sei messo peggio.”
“Ma non ci sono prove!”
“E allora? Fra quindici anni finirà il processo ter o quater, saremo assolti con formula dubitativa, ci saremo venduti anche le mutande per pagare gli avvocati, nessuno crederà alla nostra innocenza, saremo liberi ma rovinati.”
“Non capisco dove vuole arrivare!”
“Senti, siamo nella stessa barca. Io so che tu sei innocente, so che eri appena arrivato, ti ho visto venire dal centro, so che non puoi essere tu l'assassino!”
“Grazie tante, almeno uno che mi crede. E allora?”
“E allora diamoci da fare, diamine, troviamo questo criminale!”
“E come possiamo farlo noi due, se la polizia non riesce?”
“Possiamo, perché solo noi due siamo certi che tu non sei colpevole. Che non c'entrano nulla neanche bestie o lupi mannari lo sa anche la polizia, o lo saprà fra poco. Ma abbiamo poco tempo. E poi io ho esperienza, una volta ero poliziotto.”
“Capisco, ma....”
Claudio non fece in tempo a terminare ciò che stava dicendo, perché una esclamazione risuonò:
“Claudio, che impressione! Come stai?”
Si trattava di Maria Grazia che entrò nel bar in cui si erano rifugiati i due interlocutori, abbracciò Claudio, gli diede un bacio su una guancia e riprese a parlare:
“Che preoccupazione, ieri quando non ti ho visto ed oggi quando ho saputo! Ma che ci facevi li da solo?”
“Veramente aspettavo lei... cioè, te!”
“Ma come? Qua lo sanno tutti che quel bar di notte è chiuso! Io ti aspettavo in piazza!”
“No, mi hai detto li!”
“Non è possibile, avrai capito male. Ma dimmi...”
disse Maria Grazia prendendo Claudio per un braccio e portandolo in un angolo del bar:
“Perchè stai con quel tizio? Non sai che è stato licenziato dalla polizia qualche anno fa? Era mezzo matto, prendeva a botte la gente per fargli confessare chissà cosa...”
“Si tratta del mio testimone a favore, quello che ha visto che non posso avere nulla a che fare con l'omicidio del poliziotto.”
“Se quello è il tuo testimone sei messo male. Devi parlare con il signor Pacino, che sembra in gamba, più di quel suo collega, poveretto, che faceva tanti voli pindarici assurdi!”
“In gamba Serpico? Speriamo bene!”
“Parlaci, dammi retta. Ed ora devo salutarti, devo tornare al lavoro, ma dobbiamo sempre parlare... basta appuntamenti strani, però, dammi il tuo numero di cellulare e vediamoci in modo più civile, di giorno!”
Claudio diede a Maria Grazia il numero di cellulare e la salutò, tornando dalla guardia giurata.
“Lascia perdere gli appuntamenti galanti, stavamo parlando delle nostre vite! Ti ho detto che dobbiamo indagare, io ho esperienza!”
“Quella fatta in polizia?”
“Te l'hanno detto, vero? Ebbene si, mi sono dovuto dimettere, stavo indagando su un politico, mi sono fatto prendere la mano, ero in un periodo difficile, avevo appena divorziato, ma ti garantisco che il periodo difficile è passato ed io sono più in gamba di questo pazzo che sta seguendo per ora il nostro caso!”
“Più in gamba? Forse, ma non abbiamo certo le loro possibilità ed i loro mezzi di indagine... se andremo ad interrogare qualcuno perchè dovrebbe risponderci? E come potremo fare i rilievi, conoscere le autopsie, gli esami del DNA?”
“Senti, mammoletta, se mi vuoi aiutare bene, altrimenti farò da solo. Vuoi pensarci? Bene, incontriamoci ancora qui stasera, alle sette, prendiamo l'aperitivo e mi farai conoscere le tue decisioni. Ma ricorda quel che ho detto, io ho bisogno del tuo aiuto per indagare e se non troveremo noi il vero colpevole, cercheranno di dare a noi la colpa.”
“E non potrebbe esserci qualcosa di sovrannaturale sotto, come sembra pensare Serpico?”
“Guarda, non ti rispondo solo per non maltrattarti troppo.”
Detto ciò, la guardia giurata se ne andò, lasciando Claudio da solo.
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Re: Naufraghi 2.0

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B – Nessuna nuova, buona nuova.

Claudio era molto stanco, ma non aveva nessuna voglia di dormire. Si recò comunque in camera, cercando di evitare la signora Lucia, fece una doccia, ne aveva assoluto bisogno, si stese sul letto e provò a riflettere. Di dormire non se ne parlava nemmeno, ma quel feroce mal di testa che non lo abbandonava gli impediva anche di pensare. Eppure doveva farlo. Che fare, dar retta a quel pazzo di guardia giurata o affidarsi alla polizia? Indubbiamente Lupoli era un pazzo, il fatto che fosse stato allontanato dalla polizia lo provava, ma in fin dei conti lo aveva salvato con la sua testimonianza e l'idea stessa di affidare il proprio futuro a Serpico lo faceva rabbrividire.
Magari un altro caffè ed una passeggiata avrebbe potuto aiutarlo, a dispetto dell'afa asfissiante di Tuscania, e magari gli avrebbe fatto bene anche mangiare qualcosa. Era domenica mattina, era fuori discussione recarsi da Don Diego, il quale sicuramente stava officiando o comunque era impegnato nelle sue attività curiali, ed era un peccato perchè era l'unica persona con cui Claudio avrebbe voluto parlare, così si recò in un bar, il più fuori mano che gli riuscì di trovare nel centro storico, ed ordinò una pizza ripiena e una birra piccola.
Mentre sorseggiava la seconda birra, che non riusciva a cancellare l'arsura che sentiva in gola, il telefonino squillò.
“Claudio? Sono Maria Grazia. Che ne dici di prendere un aperitivo in piazza alle sei, stasera? O preferisci che facciamo colazione insieme domani mattina?”
“No, va benissimo oggi pomeriggio. Domani vorrei provare a riprendermi e ricominciare a lavorare.”
“Ma come fai a pensare al lavoro in un momento simile?”
“Meglio che rimuginare da solo sulle stesse cose.”
“Bene, spero che oggi pomeriggio non vorrai rimuginare con me!”
“No, nessun pericolo.”
“Bene, ci vediamo più tardi!”
Due aperitivi uno dopo l'altro, aveva mangiato poco, non aveva dormito ed aveva la testa che gli scoppiava. Si augurava di reggere.
Fu con sorpresa che venne interrotto nei suoi pensieri e si sentì chiamare:
“Architetto, come va?”
Era Loretta, che immediatamente gli si avvicinò. Per una volta la ragazza non era vestita con i soliti abiti sportivi, ma indossava un abito bianco, molto semplice, che però indosso alla ragazza faceva la sua figura, e per una volta non indossava le solite scarpe da basket ma dei sandali neri con un minimo di tacco.
A Claudio però non fu concesso di proseguire quelle riflessioni.
“Ho saputo del poliziotto, in paese non si parla di altro. Stavolta però c'è quel tipo che ha già detto a tutti di averla vista arrivare e che lei non può essere coinvolto, anche se non ha una grande reputazione... sa, viene da fuori, da Marta, qui lavora e basta, qualche anno fa lavorava in polizia a Viterbo ma è stato costretto a dimettersi... ma la sua testimonianza è buona lo stesso, immagino.”
“Immagino di si.”
“Ma quel poliziotto che è rimasto... erano una coppia ad indagare, ma quello che è rimasto mi piace molto poco, è un tipo strano, non credo possa arrivare da nessuna parte. Sembra più il tipo adatto a torchiare uno spacciatore che ad indagare su un caso simile.”
“Non saprei.”
“Stia attento, però. Non mi faccia stare in pena.”
L'idea che Loretta potesse stare in pena per lui solleticò Claudio.
“Starò attento... anche se non capisco come mai abbia fatto io tutti quei ritrovamenti. In effetti capisco che questo sfidi le leggi della logica.”
“Secondo me non può essere casuale. C'è qualcuno che vuole coinvolgerla.”
“Dice?”
“Dico. Senti, qualche giorno fa mi hai proposto di darci del tu, ma io ti ho risposto male, mi dispiace, non ero di buon umore, possiamo farlo ora?”
“Bhè, immagino di si!”
“Bene, allora spiegami come mai hai trovato tu tre morti su cinque, tutti quelli che sono morti da quando sei venuto in paese. Secondo me è stato un caso solo il primo rinvenimento. Pensa a chi può averti visto, a chi poteva sapere che eri in giro a passeggiare la seconda e la terza volta.”
“La seconda nessuno, ho passeggiato a casaccio, nonostante in molti mi abbiate messo in guardia.”
“E ieri?”
“Ieri.....”
Claudio rimase a bocca aperta.
“Allora qualcuno c'è!”
“Si, qualcuno che in effetti mi ha sorpreso con il suo comportamento.”
“Di chi si tratta?”
“Di due persone. Una ragazza che lavora in comune...”
“Chi, quella Maria Grazia?”
“Si. Prima mi trattava con freddezza, poi all'improvviso con familiarità.”
“Questo in teoria potresti dirlo anche di me!”
“Ecco... ahem... non è la stessa cosa!”
Farfugliò Claudio mentre Loretta se la rideva.
“Lei prima era un pezzo di ghiaccio, poi affettuosa, e tu non mi hai invitato a prendere qualcosa vicino ad un posto in cui ho poi ritrovato un cadavere.”
“Davvero?”
“Si.”
“Non mi è mai piaciuta, una presuntuosa. E poi?”
“La guardia giurata. Perchè mai dovrebbe voler indagare con me? Cosa rischia lui?”
“Vero. Ma devi decidere rapidamente di chi ti fidi dei due e chi sospetti. Almeno uno dei due non è coinvolto, forse nessuno dei due.”
“Si, ma nessuno dei due mi convince!”
“E perchè ne parli proprio a me? Io ti convinco?”
“Ecco, io...”
“Oppure non hai altre persone con cui parlare?”
“No, cosa dici!”
“Comunque sono contenta che me ne parli, ma stai più attento con gli altri!”
Claudio sorrise, apparentemente contento del suggerimento, ma se da un lato era molto soddisfatto che Loretta sentisse il bisogno di dargli consigli, dall'altra il dubbio iniziava a roderlo. La ragazza lo aveva visto tutte le sere, sapeva esattamente quando finiva di mangiare, sapeva quando andava a passeggiare e quando tornava in albergo, era senza dubbio la persona più informata sui suoi spostamenti serali.
Poteva davvero fidarsi?
Loretta sembrava però non volersi porre nemmeno il problema. Dopo numerosi inviti alla prudenza, Claudio iniziò ad averne abbastanza e chiese:
“Mi ha detto la signora Lucia che fai una vita quasi monastica, pochi amici, nessun ragazzo, sempre al ristorante, poche ferie, mi domandavo come mai!”
“Accidenti.” L'umore di Loretta sembrò cambiare di colpo. Divenne prima molto triste, poi sembrò preda dell'ira.
“Accidenti. Preferisco evitare l'argomento, vedi....”
“Bhè, se preferisci...”
“Mi spiace.”
“Indubbiamente è un peccato, ormai stavamo raccontandoci tutto, parlare a volte fa bene, ma se preferisci non parlarne per me va bene.”
“E va bene. Questo paese del cavolo! Anni fa ero una adolescente come le altre, avevo amiche, qualche storia con qualche ragazzo, nulla di che, per carità, le solite cose.”
Claudio ebbe l'impressione che Loretta ci tenesse a far notare che le sue storie erano innocenti. La cosa gli fece piacere, anche se non dimenticò i ragionamenti di poco prima.
“Certo, come tutte le ragazze!”
“Esatto, come tutte le ragazze. Poi a 18 anni cominciai ad uscire con un ragazzo poco più grande di me, che frequentava l'università a Roma. Studiava economia, andava benissimo, anche al liceo era sempre il primo della classe, era figlio di un imprenditore del posto, ma che oramai viveva da tempo a Viterbo, uno che ha non so che ruolo in Camera di Commercio e nella Confindustria. In quel periodo ancora vivevano qui, e  quel tipo fino a poco prima aveva una infinità di ragazze, ma ormai a Tuscania usciva solo con me, mi pareva un sogno.”
“Capisco. Ma anche questo è normale, capita spesso!”
“Già. Non pretendo di avere vissuto chissà quale storia originale. Comunque siamo stati insieme per sette anni, lui si è laureato, poi ha fatto pratica presso uno studio commerciale, quindi ha superato l'esame da commercialista. Pareva volesse fare il libero professionista. Parlavamo sempre del futuro, sembrava che lui volesse aprire uno studio qui ed uno a Viterbo, ci saremmo sposati e, dato che io volevo continuare a lavorare, lui diceva di voler creare un piccolo albergo a Viterbo. Diceva che il padre aveva una palazzina diroccata in centro a Viterbo, non grande ma sufficiente per metterci una decina di camere, appena avesse cominciato a lavorare l'avrebbe ristrutturata e ci avremmo realizzato un piccolo albergo. Non voleva invece che io gestissi un ristorante, troppo impegno, diceva, non voleva che lavorassi tutte le sere tutti i fine settimana.”
“Non aveva torto... ma per ristrutturare ed arredare un albergo di soldi ne servono, e neanche pochi!”
“Lo so. Io non ne avevo, la trattoria lavora, va bene, io e mia madre abbiamo qualche soldo da parte, ma non siamo certo ricchi e non posso chiedere la luna a mia madre. Lui diceva che il padre gli avrebbe dato dei soldi, ed in effetti al padre sembrava piacere l'idea, avrebbe trovato dei contributi a fondo perduto, altri agevolati, per quello che restava avrebbe chiesto un mutuo o un leasing e ci saremmo riusciti. Un paio di volte facemmo anche i conti con suo padre, il quale sembrava non volergli neanche far chiedere il mutuo, gli avrebbe dato lui tutti i soldi necessari.”
“Capisco. Ma ancora non sei arrivata al punto.”
“Si, tutto ciò per farti capire che ormai avevamo pianificato per bene anche il matrimonio. Io avevo superato i 25 anni, lui ne aveva quasi 30, mi sembrava il momento giusto. Poi lui aprì il suo studio professionale, ma solo a Viterbo, e vinse non so quale concorso, di modo che lavorava la mattina in un ente pubblico, il pomeriggio nel suo studio. Guadagnava molto bene, ma era sempre impegnato, salvo il fine settimana, ma io il sabato sera e la domenica a pranzo dovevo aiutare mia madre qui, in trattoria, quindi ci vedevamo solo la domenica pomeriggio, più qualche volta che io andavo a trovarlo a Viterbo, spesso capita che dentro la settimana qui si lavori poco. Sentivo un poco di freddezza da parte sua, meno ci vedevamo più o sentivo freddo, ma credevo che fosse solo perchè ci vedevamo meno, non credevo si stesse stancando.”
“E poi?”
“Poi un giorno lo andai a trovare senza avvertirlo, avevo preso un regalino e volevo fargli una sorpresa.”
“Ahi. Ho un po paura di ascoltare il seguito.”
“E già. Come immagini. A studio non c'era, il telefonino era spento, scesi a fare una passeggiata e lo vidi in un bar di moda che prendeva un aperitivo con una ragazza bellissima, alta, bionda, vestita come una prostituta. Lui le teneva una mano sulla spalla e poi la baciò.”
“Accidenti.”
“Quella era la figlia di un ricco imprenditore locale. Io entrai nel bar e feci una piazzata, lui mi diede uno schiaffo, mi disse di piantarla e mi presentò come la sua ex ragazza.”
“Ah. Pure discretamente maleducato, l'amico.”
“Già. Non ho voluto vederlo mai più. Ho saputo che poi l'anno scorso si è sposato. Dopo un fidanzamento lampo, mentre con me era stato per sette anni.”
“Visto come sono andate le cose, quai meglio così.”
“Già. Sono passati quattro anni da allora, i miei amici erano quasi tutti in comune con lui ed hanno preferito restare amici anche suoi. Non voglio più frequentare nemmeno loro perchè non voglio ritrovarmelo davanti. In più con la crisi tante imprese qui vicino hanno chiuso, quindi in tanti sono andati a lavorare a Roma. A Tuscania dei miei amici è rimasto solo chi lavora come dipendente, senza tante ambizioni, o chi svolge un'attività professionale. Pochissimi.”
“Capisco. Ma non mi sembra una buona ragione per chiuderti così. Capisco che una delusione come quella sia forte e tu voglia stare attenta prima di uscire con qualcuno, ma qualche amicizia dovresti rifartela, divertirti un poco, prenderti qualche svago!”
“Si, ma vedi, ormai qui in trattoria lavoro sempre di più io, mia madre comincia ad avere quasi sessanta anni, il fine settimana, i mesi estivi, i periodi di ferie in cui si lavora di più non posso certo lasciarla sola. E poi guadagniamo benino perchè abbiamo pochi dipendenti, assumendo qualcuno potremmo far fatica.”
“Questo è tutto giusto, io che sono un dipendente pubblico posso gestire diversamente il mio tempo, seppur con soddisfazioni differenti da quelle che può dare una attività in proprio. Non puoi però rinchiuderti nel locale come una monaca di clausura!”
“Dai, non esagerare ora. Adesso però devo andare, oggi è domenica, in genere abbiamo molti clienti per cena ed abbiamo carne o pesce alla brace, quindi dobbiamo prepararci per tempo. E non provare ad utilizzare quel che ti ho detto, la domenica è il giorno in cui lavoriamo di più!”
Parlando il tempo era passato, erano quasi le cinque del pomeriggio, Claudio aveva giusto il tempo di bersi qualcosa (rigorosamente analcolico, visti gli aperitivi che lo aspettavano) e di farsi un'altra doccia, sperando di evitare la signora Lucia.
Per le sei, andando un po di fretta, Claudio era pronto. Doccia veloce, barba, dato che non si radeva da troppo tempo, cambio veloce di abiti, sempre jeans e polo ma almeno puliti, e si sentiva un altro, più riposato, più fresco, con la mente più sgombra.
Al bar in piazza c'era una Maria Grazia fresca e gioviale ad attendere Claudio. Un ricercato abito nero, solo apparentemente semplice, con una scollatura che permetteva alla donna di mantenere la sua rispettabilità ma permetteva anche di intuire le linee dei seni, non grandissimi ma sodi e regolari, una gonna appena sopra il ginocchio, stretta quel tanto che bastava ad intuire le linee dei glutei, dei sandali con un rispettabile tacco.
“Carissimo Claudio, sei venuto!”
“Perché, avevi dei dubbi?”
“Sei sempre così enigmatico, con te non si sa mai cosa aspettarsi!”
“Con me, vero?”
“Certo, con te. Ti piace fare il tenebroso, vero? Sempre silenzioso, perso nei tuoi pensieri....”
Claudio distratto lo era stato sempre, e spesso la sua mente vagava mentre c'erano altre occupazioni cui attendere, ma quella era la prima volta che qualcuno gli dava del “tenebroso”. E non si poteva dire che la cosa gli spiacesse.
Maria Grazia ordinò un prosecco, quindi si voltò verso Claudio
“Tu cosa prendi? Io ti consiglio il prosecco, qui servono quello vero, della Valdobbiadene, non un normale Brut che a metà pomeriggio ti faccia girare la testa!”
“No, meglio un analcolico, questi giorni ho troppo mal di testa per provare a bere alcol.”
“Sempre così controllato, e lasciati andare!”
“Sai, le circostanze non mi sembrano adatte a lasciarsi andare.”
“Ed abbi fiducia nella polizia... non ho sentito nessuno pensare a te, se non quei tali al ristorante, l'altra sera.”
“Finora non mi pare che la polizia abbia molte piste, non credo abbiano idee precise. Non vorrei che finissero per pensare a me per mancanza di alternative.”
“Quanto sei pessimista... ho parlato con Pacino, mi pare un tipo deciso.”
“Anche troppo, se è per questo.”
“Vedrai, sono certa che arriverà alla soluzione di questo mistero.”
“Lo vivi in modo strano, considerando tutta la gente che è morta!”
“Certo, è orribile, tutti quei morti, tutta gente che conoscevo, ma noi siamo vivi, io sono viva, non mi sembra il caso di impedirci il godimento della vita in memoria di chi non può più farlo, tu cosa ne dici?”
Claudio non poteva dirne nulla, in quanto era troppo impegnato a cercare di comprendere le implicazioni di ciò che aveva appena udito. Fu con grande sforzo che per tentare di mascherare una bocca spalancata che non gli riusciva di chiudere portò il bicchiere alla bocca facendo finta di sorseggiare l'aperitivo.
“Non ne dici nulla, a quanto pare....”
“No, vedi, è che sono rimbambito, non ho dormito molto negli ultimi giorni!”
“Va bene, riposati per bene, ora. Ci sentiamo presto.”
“Certamente!”
Maria Grazia se ne andò ancheggiando sui suoi tacchi, lasciando Claudio con il suo bicchiere di analcolico in mano. Non era però possibile per lui rimuginare sulla conversazione, erano quasi le sette, occorreva cambiare bar e prendersi un altro aperitivo, con una compagnia invero meno piacevole. Claudio finì d'un sorso il suo bicchiere, pagò ed attraversò la strada verso il caffè di fronte.
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Re: Naufraghi 2.0

Post by Paperone »

doc G wrote:
doc G wrote:
6 giorni :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto:
Giordan wrote: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!
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Re: Naufraghi 2.0

Post by doc G »

Paperone wrote: 6 giorni :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto: :disgusto:
Hai ragione, mi era sfuggito.
Accelero i tempi, vedrai che domani già potrai leggere il prossimo capitolo!
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Re: Naufraghi 2.0

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C – Cattive nuove – dove una novità spiacevole c'è

“Allora, mammoletta, sei pure ritardatario?”
Lupoli era già seduto su un tavolino del caffè, interamente vestito in jeans, pantaloni e camicia con le maniche rimboccate, da seduto si notavano i chili di troppo ed i capelli brizzolati contribuivano a togliergli del tutto l'aria da duro che cercava di darsi.
“Senti, sono stanco, non ho dormito per niente, ho avuto una settimana pessima, mi fa male la testa, se devi trattarmi male da subito lasciamo stare e me ne vado a dormire!”
“Però, pare che stai tirando fuori il carattere. Mi fa piacere. Allora, cosa hai deciso?”
“Riguardo al fatto di investigare noi due?”
“No, riguardo alla prossima schedina da giocare. Certo che parlo di ciò che ci riguarda entrambi!”
Claudio per istinto avrebbe risposto subito di si, che era pronto ad iniziare un'indagine personale, ma da tantissimi anni, da decenni si potrebbe dire, non agiva più per istinto, in nessuna circostanza, poi si sentiva mortalmente inadeguato in quella situazione. Rimase quindi in silenzio.
“Preferisci quindi marcire in galera?”
“Non esagerare, e poi cosa potremmo fare io e te in più della polizia?”
“Ancora? Ti ho detto, intanto noi sappiamo che il loro indiziato principale è innocente. Poi possiamo cercare di capire chi ha cercato di coinvolgerti, cosa che loro non faranno. A quel punto non sarà impossibile capire chi ci sia dietro a tutto questo.”
“Ma non può trattarsi semplicemente di un pazzo?”
“Un pazzo? Non direi. Qui mi pare di vedere un disegno preciso.”
“Disegno? Uno che si divora le persone a casaccio?”
“Sai che non sono convinto che le vittime siano scelte a casaccio?”
“Che vorresti dire?”
“Ma allora inizi ad appassionarti!”
“Manco per niente, ma mi hai incuriosito.”
“Il richiamo dell'avventura che si fa sentire. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.”
“Ma quale richiamo dell'avventura. Non avessi promesso alla polizia che sarei rimasto a Tuscania fino a nuovo ordine me ne sarei andato da un pezzo.”
“Ma ci sei dentro, e puoi uscirne solo facendo affidamento sulle tue forze.”
Claudio non replicò. I due restarono in quel bar a lungo, poi si recarono a cena dalla signora Gina.
Era sabato sera, il locale era pieno, Loretta ebbe l'accortezza di sistemare i due in un tavolo messo appositamente all'aperto, in un posto poco visibile dagli altri commensali. Dato che i due erano immersi nelle loro discussioni furono anche felici di questo fatto, che solo la sera prima avrebbe oltremodo infastidito Claudio, che per parte sua si sentiva molto più tranquillo ora che aveva preso una decisione.
La cena fu più adatta ad una fredda serata invernale che ad una serata in cui si sfioravano i trenta gradi di temperatura, non tirava un alito di vento ed una umidità afosa e fastidiosa saliva dalla vallata sottostante.
Le tagliatelle, rigorosamente fatte a mano, erano condite con un ragù fatto con carni di agnello e di vari animali da cortile, principalmente pollo, erano state generosamente guarnite con molte spezie, soprattutto il peperoncino non mancava di certo, ed erano molto saporite.
L'agnello era alla scottadito, costolette cotte alla brace ed immediatamente servite, ed il contorno era costituito da patate arrosto con moltissimo rosmarino.
Claudio aveva ritrovato il suo appetito e gradì molto, anche se ogni tanto pensava a quanto fosse stato faticoso preparare quella cena davanti ad un forno a legna in una serata calda come quella.
Perchè gli veniva naturale pensare a quanto avesse faticato Loretta a cucinare non avrebbe saputo dire, ma il pensiero ogni tanto sorgeva da solo anche se lui era concentrato su tutt'altro.
Claudio e Lupoli bevvero anche generosamente il vino della casa, un rosso, vista la cena, sempre proveniente da Montefiascone, con un forte profumo fruttato, un sentore di ciliegia che colpiva le narici, ed un retrogusto abboccato sorprendentemente tutt'altro che fastidioso, ed arrivarono alle dieci di sera quasi senza accorgersene. Fu Lupoli a notare l'ora.
“Ora però dobbiamo assolutamente evitare che la tua situazione possa peggiorare.”
“Che vuoi dire?”
“Ancora? Mi pare evidente che qualcuno voglia tirarti dentro!”
“Io non sono ancora convintissimo, potrebbero essere delle semplici coincidenze!”
“Come no, magari è stata Biancaneve cui le mele erano venute a noia. Dai, dobbiamo sorprendere il nostro avversario. Adesso nessuna passeggiata, nessun incontro, si va subito, diretti a nanna. Anzi, ti accompagno, così eventualmente posso testimoniare.”
“Non ti sembra di essere paranoico?”
“Paranoico? Meglio un paranoico vivo che un fiducioso morto o all'ergastolo.”
“E va bene, facciamo come dici tu.”
I due pagarono e salutarono rapidamente una Loretta che aveva uno strano sguardo, come se fosse preoccupata per qualcosa.
Ma Claudio decise di non indagare i motivi della preoccupazione della ragazza.
La pensione della signora Gina era molto vicina al ristorante ed i due arrivarono molto rapidamente.
“Con questa cena pesante però una passeggiata avrebbe aiutato a digerire.”
“Fatti qualche giro del letto se vuoi camminare.”
“Ora  stai cominciando a diventare antipatico, sai?”
“Abbiamo parlato fino ad ora e sai perchè mi comporto in questo modo.”
“Si, lo so, lo so....”
“Quanto silenzio... è normale?”
“Bhè, certo, è una pensione, mica un albergo!”
“Non saprei... è normale anche che le luci della reception siano spente?”
“Si, ma è vero, c'è qualcosa di veramente strano...”
Si avvicinarono con cautela e dietro il bancone videro i poveri resti di quella che una volta era stata la signora Lucia.
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