Cosa fare per rilanciare il basket Italiano?
Posted: 03/02/2007, 18:32
Salve a tutti.
Leggendo qua e la per il web, mi sono capitati sott'occhio diversi articoli scritti da varie persone (Peterson, Limardi) che trattavano di un argomento comune: la crisi del basket Italiano nel senso di competitività, livello tecnico, confronto con gli altri campionati, rapporto con gli sponsor, valorizzazione dei vivai. Volevo sapere la vostra opinione in merito, andando io stesso ad analizzare alcuni argomenti di discussione:
1- il livello medio del campionato italiano: le nostre squadre di Eurolega e ULEB Cup faticano a raggiungere i traguardi a cui eravamo abituati con una certa continuità negli anni '90. La ragione sta, a detta di tutti, nella maggiore disponibilità monetaria di diverse realtà (Spagna, Grecia, Russia), che riescono a costruire delle corazzate profondissime e competitive per una manifestazione come l'Eurolega, che costituisce, per impegno tecnico e psicologico, un campionato vero e proprio parallelo a quello nazionale. Eppure, l'Italia è vice campione Olimpica, ha una Nazionale di non grande talento ma di sicuro affidamento, ha un proprio giocatore prima scelta assoluta in NBA, la pallacanestro è in conitnua ascesa quanto a popolarità presso il pubblico giovane. Come mai gli imprenditori Italiani, disposti a spendere grosse cifre di denaro, si avvicinano poco a questo sport, preferendo altri mercati che richiedono risorse maggiori? Ad esempio, la gestione di una squadra media di Serie A, richiede lo stesso impegno economico di una squadra di serie C di Calcio, diciamo, che abbia costruito una squadra per salire in B.
2- Il livello medio degli stranieri che arrivano in Italia: a circa dieci anni dall'avvento della sentenza Bosman e dei primi comunitari (il greco Papanikolaou alla Virtus Bologna, il primo in ordine cronologico se la memoria non mi tradisce), qual'è lo stato degli "immigrati" in Italia per giocare a Basket? A mio modo di vedere, abbastanza basso. Ad un oggettivo livellamento verso l'altro del livello tecnico medio dei giocatori Europei, assistiamo ad una manciata di giocatori di livello assolutamente discutibile che riescono a trovare spazi anche importanti in rose di squadre costruite per vincere. Ad esempio, gli stranieri dell'Olimpia Milano (una squadra a caso tra le grandi del nostro campionato, non è per prendermela con qualcuno in particolare) sono: Sven Schultze (GER), Nate Green (USA), Travis Watson (USA), Joseph Blair (USA), Doremus Bennermann (SVE). Con tutto il rispetto per quest giocatori, ma difficilmente avrebbero trovato tutti quanti spazio in squadre di vertice Italiano dieci anni or sono. Motivazioni: la prima, va da sè, è un corollario di quanto illustrato al punto 1; le altre due le elenco qui di seguito.
3- La qualità degli USA che arrivano in Italia: avere 30 squadre NBA comporta avere ben 450 giocatori sotto contratto da parte della lega più importante del mondo, a dispetto di dieci anni fa, dove i giocatori rasentavano i 300. Quest'aumento (di quasi la metà), accompagnato anche dai corollari delle leghe satelliti (NBDL), porta ad un clamoroso depauperamento dei giocatori che vengono a cercar spazio in Europa. Il livello medio dei giocatori USA di stanza a casa nostra è crollato negli ultimi 10 anni, e non solo perchè non vengano più le star alla Wilkins o, in tempi più addietro, i McAdoo, ma anche perchè non vengono più i vari Blackman o gli Henry Williams. Oggi un giocatore come il nostro McRae prima di giocare in Italia avrebbe trovato con facilità posto in una squadra NBA di bassa classifica, magari anche come starter, figurarsi dei gioielli di talento puro come i Wilkins e McAdoo citati prima (se Cliff Robinson gioca ancora in NBA).. Per cui occorre aspettare la scommessa magari sfuggita agli osservatori USA che riesca a trovare spazio nei nostri campionati (DeLonte Holland, Anthony Grundy), oppure avere abbastanza denaro per riuscire a trattenere in Europa giocatori di chiaro livello NBA (Vanterpool a Mosca).
4- L'esodo dei giocatori Europei verso gli USA: gli Stati Uniti ormai hanno quasi completato il loro processo di colonizzazione dell'Europa, attingendo da essa come da una miniera ricca di giovani talenti. Senza un adeguato ricambio, l'Europa rischia di diventare una fucina di talenti non per se stessa, ma per l'NBA. E' vero, come ho detto in precedenza, che il livello medio dei giocatori Europei si è elevato (credo che difficilmente in altri momenti della storia del Basket Europeo ci siano stati tanti Playmaker di livello così elevato (Parker per la Francia, Jasikevicius per la Lituania, Calderon per la Spagna, Papaloukas per la Grecia, Lakovic per la Slovenia), ma è altresì vero che la maggior parte dei giocatori che ho citato gioca in NBA, impoverendo il livello di gioco dell'Eurolega, la quale ogni anno si trova a cercare nuovi protagonisti, soprattutto contando il fatto che dagli USA, come detto, non giunge una adeguata contropartita tecnica. E, di conseguenza, del campionato Italiano.
5- La valorizzazione dei giovani Italiani: posso dire anche dei giovani Europei. Il fatto che tanti giovani talenti Europei (e Italiani) vengano prelevati in età tanto tenera dal sistema NBA, porta ad uno "spreco" di lavoro delle società per valorizzare il proprio vivaio; a che pro, spendere tanti soldi per far crescere un giocatore il quale darà il meglio di sè dall'altra parte dell'oceano? L'Italia, fortunatamente, fa leggermente eccezione, riuscendo a trovare qui da noi diversi vivai funzionanti, e una federazione che si muove (poco ma bene, occorre dire) nei confronti dei nostri giovani talenti. I quali, però non riescono a trovare molto spazio nelle prime squadre. Spesso perchè si preferisce far giocare il corrispettivo straniero, che non necessariamente si rivela più forte nel prodotto nostrano. Un Esempio: citatemi, fra tutti i giocatori stranieri che sono transistati per il nostro campionato, dei giocatori dal talento maggiore o anche uguale a quello dei nostri Belinelli e Gallinari. Da noi non esiste un centro neanche lontanamente simile all'INSEP Francese, che ha già sfornato talenti come Parker e Diaw, e sta crescendo giovani dal sicuro futuro come Ajinca e Vaty, per cui tutto sta alla buona volontà delle singole società, le quali, però, devono avere dei tornaconti personali.
a mio modo di vedere, la federazione deve cercare di tirare il cosiddetto colpo al cerchio e alla botte: costringere le società a far giocare i propri prodotti dei vivai (obbligo di mettere a referto un certo numero di Italiani e, all'interno di questi, un certo numero di under 21 in LegaDue, e, come in Russia, obbligo di avere almeno due giocatori Italiani eleggibili per la nazionale in campo contemporaneamente in serie A), e allo stesso tempo concedere fondi e incentivi alle stesse società per la costruione di settori giovanili di buon livello.
Allo stesso tempo, la FIBA deve mettersi in testa che no ndeve diventare il vassallo dell'NBA, e deve mettersi ad un tavolo di trattativa per mettere delle regole precise agli scippi che vengono perpetrati dalle franchigie NBA nei confronti dei giocatori FIBA; pena una crisi di competitività che, fra dieci anni, senza un adeguato ricambio, potrebbe assumere le caratteristiche di irreversibilità. Le soluzioni a mio modo di vedere, sono di due tipi: limite di età per l'eleggibilità d un giocatore Europeo in NBA, e buy-out più alti per le società..
Scusate la lunghezza del mio post, ma vorrei sapere davvero che ne pensate su quest'argomento...
Leggendo qua e la per il web, mi sono capitati sott'occhio diversi articoli scritti da varie persone (Peterson, Limardi) che trattavano di un argomento comune: la crisi del basket Italiano nel senso di competitività, livello tecnico, confronto con gli altri campionati, rapporto con gli sponsor, valorizzazione dei vivai. Volevo sapere la vostra opinione in merito, andando io stesso ad analizzare alcuni argomenti di discussione:
1- il livello medio del campionato italiano: le nostre squadre di Eurolega e ULEB Cup faticano a raggiungere i traguardi a cui eravamo abituati con una certa continuità negli anni '90. La ragione sta, a detta di tutti, nella maggiore disponibilità monetaria di diverse realtà (Spagna, Grecia, Russia), che riescono a costruire delle corazzate profondissime e competitive per una manifestazione come l'Eurolega, che costituisce, per impegno tecnico e psicologico, un campionato vero e proprio parallelo a quello nazionale. Eppure, l'Italia è vice campione Olimpica, ha una Nazionale di non grande talento ma di sicuro affidamento, ha un proprio giocatore prima scelta assoluta in NBA, la pallacanestro è in conitnua ascesa quanto a popolarità presso il pubblico giovane. Come mai gli imprenditori Italiani, disposti a spendere grosse cifre di denaro, si avvicinano poco a questo sport, preferendo altri mercati che richiedono risorse maggiori? Ad esempio, la gestione di una squadra media di Serie A, richiede lo stesso impegno economico di una squadra di serie C di Calcio, diciamo, che abbia costruito una squadra per salire in B.
2- Il livello medio degli stranieri che arrivano in Italia: a circa dieci anni dall'avvento della sentenza Bosman e dei primi comunitari (il greco Papanikolaou alla Virtus Bologna, il primo in ordine cronologico se la memoria non mi tradisce), qual'è lo stato degli "immigrati" in Italia per giocare a Basket? A mio modo di vedere, abbastanza basso. Ad un oggettivo livellamento verso l'altro del livello tecnico medio dei giocatori Europei, assistiamo ad una manciata di giocatori di livello assolutamente discutibile che riescono a trovare spazi anche importanti in rose di squadre costruite per vincere. Ad esempio, gli stranieri dell'Olimpia Milano (una squadra a caso tra le grandi del nostro campionato, non è per prendermela con qualcuno in particolare) sono: Sven Schultze (GER), Nate Green (USA), Travis Watson (USA), Joseph Blair (USA), Doremus Bennermann (SVE). Con tutto il rispetto per quest giocatori, ma difficilmente avrebbero trovato tutti quanti spazio in squadre di vertice Italiano dieci anni or sono. Motivazioni: la prima, va da sè, è un corollario di quanto illustrato al punto 1; le altre due le elenco qui di seguito.
3- La qualità degli USA che arrivano in Italia: avere 30 squadre NBA comporta avere ben 450 giocatori sotto contratto da parte della lega più importante del mondo, a dispetto di dieci anni fa, dove i giocatori rasentavano i 300. Quest'aumento (di quasi la metà), accompagnato anche dai corollari delle leghe satelliti (NBDL), porta ad un clamoroso depauperamento dei giocatori che vengono a cercar spazio in Europa. Il livello medio dei giocatori USA di stanza a casa nostra è crollato negli ultimi 10 anni, e non solo perchè non vengano più le star alla Wilkins o, in tempi più addietro, i McAdoo, ma anche perchè non vengono più i vari Blackman o gli Henry Williams. Oggi un giocatore come il nostro McRae prima di giocare in Italia avrebbe trovato con facilità posto in una squadra NBA di bassa classifica, magari anche come starter, figurarsi dei gioielli di talento puro come i Wilkins e McAdoo citati prima (se Cliff Robinson gioca ancora in NBA).. Per cui occorre aspettare la scommessa magari sfuggita agli osservatori USA che riesca a trovare spazio nei nostri campionati (DeLonte Holland, Anthony Grundy), oppure avere abbastanza denaro per riuscire a trattenere in Europa giocatori di chiaro livello NBA (Vanterpool a Mosca).
4- L'esodo dei giocatori Europei verso gli USA: gli Stati Uniti ormai hanno quasi completato il loro processo di colonizzazione dell'Europa, attingendo da essa come da una miniera ricca di giovani talenti. Senza un adeguato ricambio, l'Europa rischia di diventare una fucina di talenti non per se stessa, ma per l'NBA. E' vero, come ho detto in precedenza, che il livello medio dei giocatori Europei si è elevato (credo che difficilmente in altri momenti della storia del Basket Europeo ci siano stati tanti Playmaker di livello così elevato (Parker per la Francia, Jasikevicius per la Lituania, Calderon per la Spagna, Papaloukas per la Grecia, Lakovic per la Slovenia), ma è altresì vero che la maggior parte dei giocatori che ho citato gioca in NBA, impoverendo il livello di gioco dell'Eurolega, la quale ogni anno si trova a cercare nuovi protagonisti, soprattutto contando il fatto che dagli USA, come detto, non giunge una adeguata contropartita tecnica. E, di conseguenza, del campionato Italiano.
5- La valorizzazione dei giovani Italiani: posso dire anche dei giovani Europei. Il fatto che tanti giovani talenti Europei (e Italiani) vengano prelevati in età tanto tenera dal sistema NBA, porta ad uno "spreco" di lavoro delle società per valorizzare il proprio vivaio; a che pro, spendere tanti soldi per far crescere un giocatore il quale darà il meglio di sè dall'altra parte dell'oceano? L'Italia, fortunatamente, fa leggermente eccezione, riuscendo a trovare qui da noi diversi vivai funzionanti, e una federazione che si muove (poco ma bene, occorre dire) nei confronti dei nostri giovani talenti. I quali, però non riescono a trovare molto spazio nelle prime squadre. Spesso perchè si preferisce far giocare il corrispettivo straniero, che non necessariamente si rivela più forte nel prodotto nostrano. Un Esempio: citatemi, fra tutti i giocatori stranieri che sono transistati per il nostro campionato, dei giocatori dal talento maggiore o anche uguale a quello dei nostri Belinelli e Gallinari. Da noi non esiste un centro neanche lontanamente simile all'INSEP Francese, che ha già sfornato talenti come Parker e Diaw, e sta crescendo giovani dal sicuro futuro come Ajinca e Vaty, per cui tutto sta alla buona volontà delle singole società, le quali, però, devono avere dei tornaconti personali.
a mio modo di vedere, la federazione deve cercare di tirare il cosiddetto colpo al cerchio e alla botte: costringere le società a far giocare i propri prodotti dei vivai (obbligo di mettere a referto un certo numero di Italiani e, all'interno di questi, un certo numero di under 21 in LegaDue, e, come in Russia, obbligo di avere almeno due giocatori Italiani eleggibili per la nazionale in campo contemporaneamente in serie A), e allo stesso tempo concedere fondi e incentivi alle stesse società per la costruione di settori giovanili di buon livello.
Allo stesso tempo, la FIBA deve mettersi in testa che no ndeve diventare il vassallo dell'NBA, e deve mettersi ad un tavolo di trattativa per mettere delle regole precise agli scippi che vengono perpetrati dalle franchigie NBA nei confronti dei giocatori FIBA; pena una crisi di competitività che, fra dieci anni, senza un adeguato ricambio, potrebbe assumere le caratteristiche di irreversibilità. Le soluzioni a mio modo di vedere, sono di due tipi: limite di età per l'eleggibilità d un giocatore Europeo in NBA, e buy-out più alti per le società..
Scusate la lunghezza del mio post, ma vorrei sapere davvero che ne pensate su quest'argomento...