theref86 wrote:
Magari non si può parlare di quest'uomo come del migliore in assoluto, anzi,...ma se parliamo di atletica leggera, e di mezzofondo io non credo che ci sia stato e ci sarà mai, anche per il significato storico e il valore delle imprese, uno più grande di Emil Zatopek...il suo dominio fu breve e fu nel quadriennio 1948-1952...anche a causa della precedente guerra mondiale a mio avviso...però vincere in una stessa olimpiade 5000-10000 e maratona è qualcosa che non credo sarebbero in grado di fare nemmeno Bekele e Gebresselasie...resterà un unicum nella storia...anche più di Paavo Nurmi.
Forse sarà un mezzo OT ma questo andava sicuramente menzionato.
Assolutamente non OT, Zatopek è considerato tra i primi tre-quattro della storia dell'atletica leggera. Come hai detto tu, ha rivoluzionato il modo di pensare del fondo, dopo che Paavo Nurmi l'aveva fatto a sua volta. Un fantastico atleta esempio di una resistenza allo sforzo che ora come ora sarebbe quasi impensabile. In tempi più recenti secondo me ci sono stati due grandissimi rivoluzionari della corsa: Carl Lewis nella velocità e Sebastian Coe. Lewis ha portato la velocità ad un altro livello concettuale, unificando 100 e 200 metri piani, e anche salto in lungo grazie alle sue gambe infinite. Lo stesso fece Jesse Owens nel 1936, ma tra Lewis e Owens passarono circa 50 anni, giusto per dire quanto difficile fosse una cosa del genere. Lewis l'ha elevata a filosofia di vita, a metodo scientifico. Non vi è uno dei velocisti dei nostri anni che non sia un epigono di Lewis. Sebastian Coe invece ha contribuito a definire le due discipline degli 800 e 1500 metri. Se, inparticolar modo i 1500 metri (o il miglio per i nostalgici) erano considerati l'inizio del fondo, sia dal punto di vista psicologico, ossia come approccio alla gara, che da quello della preparazione fisica, Coe li ha portati alla nuova dimensione del "mezzofondo veloce", dove gli 800 metri sono, ad esempio, un doppio 400 metri, condotto allo stremo delle forze. In questo, il contributo del Cubano Juantorena è stato essenziale: Juantorena vinse nel 1976 sia i 400 metri che gli 800, aprì la porta a questo nuovo concetto. Coe non vinse mai l'oro olimpico sugli 800 metri ma realizzò un record mondiale fenomenale a 1'41"73 che ancora adesso è una delle migliori prestazioni della storia.
Poi c'è stato Michael Johnson. Negli anni '90 si sapeva che si potevano correre bene sia i 200 mt che i 400 mt, che diventavano piano piano non più una sorella veloce degli 800 mt (anni '80) quanto una sorella lenta dei 200 (anni '90). C'era già la grande stella di Marie-Josè Perec, grandissima interprete delle specialità a aiutata anche da un fisico pazzesco (ecco, si parla di miglior atleta: io sinceramente trovo difficile trovare un'atleta migliore della Perec nella storia dell'atletica leggera femminile; quando rinascerà una donna con quel fisico, chiamatemi). Michael Johnson, nonstante un fisico e una tecnica di corsa tutt'altro che eccelsi, ha portato questa filosofia a un livello siderale, con il climax ad Atlanta 1996, dove la sua cavalcata del mezzo giro rimarrà come una delle più grandi prestazioni sportive di un uomo nella storia. Ma il suo record più sofferto è stato quello dei 400 metri, inseguito per anni ed anni nonostante una supremazia incredibile nella specialità. Arrivò quasi alla fine, a Siviglia, con un 43"18 che ancora oggi resiste e che, a meno di qualche nuovo superatleta, rimarrà per lungo tempo ancora.
Poi ci sono lanci e salti, qui è un pò più difficile definire il profilo di un rivoluzionario, essendo salti e lanci così tecnici che è molto raro che un atleta si cimenti in più di una disciplina. Su Sergei Bubka non mi dilungo, si sa ormai tutto su di lui e si potrebbero scrivere trattati. Petrov, il suo allenatore, forse più di lui potrebbe esser considerato un grandissimo rivoluzionario (forse in assoluto il più grande allenatore della storia dell'atletica, visto che ha vinto qualcosa praticamente con ogni atleta che ha allenato - perfino con Gibilisco!). Voglio invece parlare un poco della grande stella di Jonathan Edwards. Edwards è stato un triplista Britannico il quale ha saltato nelle prime fasi della sua carriera diverse gare importanti perchè si tenevano di domenica e la sua religione gli impediva di lavorare la Domenica. Pur non essendo molto dotato fisicamente (non è alto e le gambe non sono molto lunghe, quindi gteoricamente neanche adattissimo al salto in lungo) aveva delle caviglie costruite penso dalla NASA che gli permettevano di spingere non solo nel pirmo e terzo salto, ma anche nel secondo salto, che portava ad essere lungo quasi quanto gli altri due (eseguiti in genere con la prima gamba con rotazione amulinello di quella di richiamo, la debole, che normalmente - ovvero per chi non può, viene usata come appoggio nello
step, il secondo salto). Edwards riusciva a spingere il secondo salto tanto lontano che arrivava pericolosamente alla fine della pedana rischiando paradossalmente di fare il terzo salto quasi già nella vasca della sabbia! Andate a vedervi qualche filmato, in particolare modo quelli del mondiale di Goteborg 1995 ma non solo, una cosa impressionante! Se si pensa che, oltre al mondiale di 18,29 (sono in due ad aver superato quota 18 metri nel salto triplo, lui e Harrison), lui aveva saltato addirittura 18,49 (o qualcosa del genere) in una giornata di vento (neanche tanto forte, anche se sufficiente per la non omologazione). Tenuto conto anche che è esploso, per i motivi che ho detto prima, molto in ritardo (nel 1995 aveva 29 anni) chissà che cosa avrebbe potuto fare negli anni precedenti.