Ottima la gazzetta oggi. Intervista ad Aquilani, fa una manciata di domande sulla politica. Il romanista cerca subito di sviare, ammettendo di non capire assolutamente nulla e di non sforzarsi nemmeno troppo per riuscirci. Il redattore non si scoraggia e domanda: "Il 16 marzo sarà il ventesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione della sua scorta: fra i suoi pochi ricordi e le testimonianze, cosa le è rimasto di quell'evento?". Aquilani dribbla semplice con un "zero, non ricordo niente e non ne ho mai parlato". Il centrocampista candido ammette la sua ignoranza ed il suo disinteresse. Peccato che altrettanto non faccia Massimo Cecchini, autore dell'intervista, nonostante ignori che il 16 marzo sarà il trentennale del rapimento di Moro e che, anche se si fosse interessato, Aquilani di ricordi non ne avrebbe comunque, dato che è nato 24 anni fa. Chapeau.
Uppo questo topic con due chicche. Entrambe tratte da "Storie di Calcio". Una di Nereo Rocco poco prima di Brasile-Inghilterra ai mondiali del 1970, l'altra di Rosati durante un'intervista.
Da Città del Messico, sono calati a Guadalajara tutti i tecnici del mondiale, l'occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire; c'è anche il nostro indimenticabile Nereo Rocco sudato, eccitato, entusiasta, che prima del match, nella piazza antistante lo Stadio, rovente come un forno, dice: "Gavemo el megio del fotbal mondial. Andemo a veder sti mona come el zoga, vogio veder se fan catenazzo...". No, non fecero catenaccio.
- E' vero che a casa tua tra i mille trofei, c'è anche la maglia di Pelé? - E' vero, ed è stata la mia conquista più difficile. Eravamo già d'accordo di scambiarci le maglie, ma finita la partita ci fu la solita invasione di campo, e tutti volevano strappare le maglie ai giocatori, figurati quella di Pelè. lo, nella partita contro il Brasile, avevo marcato Tostao, però ci tenevo ad avere la maglia del più bravo. Ricordo che con l'aiuto del terzino Carlos Alberto riuscii a sfilargliela, ma mi ritrovai addosso una turba di invasati. Eravamo in cinque a contenderci quella maglia. Alla fine sfoderando la mia grinta da stopper ne avevo eliminati quattro, eravamo rimasti in due e la maglia correva il rischio di finire a pezzettini, perché nessuno dei due mollava. Per fortuna arrivò un poliziotto, vide che io ero un giocatore e costrinse l'altro a mollare la preda. Ho poi letto che al Museo di Londra la maglia di Pelè è stata assicurata per 18 milioni e mi convinsi di aver fatto un affare. Temendo che potessero fregarmela, non l'avevo mollata nemmeno negli spogliatoi. Me l'ero infilata sotto la tuta, ero andato alla premiazione con il prezioso trofeo nascosto sotto il petto.
Abbey Road è dolce e universale come il caffè di Starbucks