Re: Oggi vi parlo di....

La gente vuole solo il goal
Mr.Kennedy
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Re: Oggi vi parlo di....

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ANIMALI DA SOGNO II PARTE

I felini, sono senza dubbio tra gli animali più affascinanti e belli, ma nel contempo pericolosissimi.
Sono caratterizzati da una testa di forma rotondeggiante, il muso corto e il corpo ricoperto di pelliccia, spesso maculata o striata, prediligono quindi le squadre a strisce.
Hanno zampe munite di cuscinetti plantari e artigli retrattili, che permettono loro di addentrarsi in silenzio in area di rigore e colpire al momento opportuno. Hanno udito e vista ottimi, il che dà loro la possibilità di cacciare e colpire anche in notturna.

Il leone è il re di questi. I maschi che raggiungono la maturità vengono scacciati dal branco, e in genere vagano alla ricerca di un altro branco in cui imporsi sconfiggendo il maschio dominante. Così il Re leone, Batistuta, Gabriel Omar, uno che faceva stragi anche senza l’aiuto di erika, raggiunta la maturità, entrò nel branco giallorosso per vincere il tanto ambito scudetto. Al franchi e all’olimpico lo si riconosceva subito da quella criniera folta, e dal ruggito emesso dopo ogni zampata vincente. Si cibano solitamente di gazzelle, ma quando a tiro di dribbling giunge quella per fortuna rara specie nota come Gazzellas Jonatahans Zebinas, originaria della francia, è fin troppo facile azzannarla.

Citazione a parte merita, quello noto come Leone di Highbury, nota savana londinese. Lì, infatti nel lontano 34, si battè Ferraris IV con un coraggio tale da meritrarsi quell’appellativo.



El Panteron, La pantera, si differenzia dagli altri, per il colore, è infatti nera. E’ un animale sornione, capace di restare all’ombra di un albero o di una panchina, a lungo, senza lamentarsi, ma sa anche intervenire al momento giusto e piazzare la zampata vincente.
Abile cacciatore, si nutre di prede diverse, come antilopi, gnu, piccole scimmie, scoiattoli, pesci, rane e zebre. Su quest’ultima Zalayeta, fa eccezione, poichè proprio con una zebra ha convissuto a lungo a Torino.
Nella stagione secca, di magra, quando il cibo scarseggia, e i titolari pure, può arrivare ad attaccare anche grosse prede come elefanti, rinoceronti, ippopotami, bufali, gorilla, o Barcellona in semifinale di champions. Non bisogna scambiare il suo apparente stato di tristezza, con il suo essere all’apparenza,appunto, pacato, ma ugualmente letale, che si tratti di intervenire di testa, con le zanne, o con l’enorme zampa in rapidità.

Il puma è un felino presente specialmente in America Meridionale, soprattutto in tempi di partite internazionali. Si ciba indifferentemente di carne, palloni gol e assist. Tra Roma e Leverkusen, non era passato inosservato quello splendido esemplare di Emerson da rosa, che tratta la palla come se fosse la sua sposa. Movimenti felpati ne erano diventati un marchio di fabbrica. Recentemente ha trovato difficoltà ad ambientarsi allo zoo-circo bernabeu,e ha preferito rientrare alle latitudini italiane, dove bene si era inserito nel clima-partita. Con gli anni ha perso la velocità, ma ha grande esperienza e sa guidare il branco con sapienza e carisma.

Il ghepardo,con la sua struttura leggera, e la spina dorsale straordinariamente flessibile, è un formidabile velocista. Di fatto il ghepardo è più veloce di tutte le sue prede e di quasi tutti i difensori. Però non può mantenere la sua massima velocità per più di 30/40 secondi,arrivando a volte stremato in area, in quanto ha un cuore non molto grande, per questa caratteristica il ghepardo si stanca velocemente ed è costretto a rallentare o fermarsi,e fatica a reggere i ritmi campionato-champions league. Perciò prede che possono tenere la massima velocità, anche se nettamente minore di quella del ghepardo, per più tempo, hanno la possibilità di battere sulla resistenza il predatore e quindi di mettersi in salvo, rifugiandosi magari in calcio d’angolo. Una delle sue prede preferite è la zebra, infatti proprio alla juventus, Tommaso rocchi, il ghepardo, segnò una tripletta con la maglia dell’empoli.


Se siete dei felini, quindi, state sornioni in campo, così, magari non vi marcheranno, ma quando la palla, la preda, passa dalle vostre parti, siate pronti a scattare e piazzare la zampata vincente.

Prima di passare oltre, ricordiamoci però del nostro migliore amico. Il cane. In particolare quello da guardia, che protegge la nostra porta. Il cane è fedele, non pretende molto e piace agli amici e ai tifosi. Pluto Aldair, non ha mai tradito la sua Roma, così soprannominato per il suo fisico dinoccolato e la corsetta canina scodinzolante, è tornato recentemente a giocare un preliminare di champions league a 42 anni suonati. E per un cane non sono certo pochi.


Il bisonte, lo si riconosce dalla sua imponente stazza, e dal coraggio di caricare a testa bassa.
Rientrano in questa categoria il bisontino casiraghi e tatanka hubner.
Al primo, tanto coraggio, è costato la carriera. Lanciatosi senza timore in uno scontro con un maschio rivale, della specie di quelli con i guanti che vivono tra i pali, nell’impatto vi ha lasciato una zampa. Il secondo, è più pacato. E’ il più saggio del suo branco, e ne ha cambiati parecchi di branchi. Il maggior successo l’ha avuto nel branco delle rondinelle, anche se il nome poco si addice. Lì aveva al suo fianco ad assisterlo un altro saggio che veniva chiamato Roby, e lo si distingueva dalla coda caratteristica, detta codino.
Hubner, continua a caricare a testa bassa e ad esultare con quel suo pizzetto e la gobba sulla schiena che l’hanno reso celebre, ed è accolto tra gli applausi in ogni prateria che attraversa la domenica, oggi in serie D.

Il burrito, è invece, un particolare tipo di asino.Burro è il nome dato agli esemplari inselvatichiti dell’america meridionale.
Sono animali molto diffidenti, ed allo stesso tempo molto curiosi: possono essere addomesticati con molta pazienza, ma tendono a essere poco propensi al lavoro. Ariel Ortega, el burrito appunto, era decisamente poco propenso al lavoro, e aveva anche grosse difficoltà ad essere addomesticato. Vi hanno provato in molti, in Italia, in Turchia e in Argentina ma nessuno vi è riuscito. Si ritirò precocemente dal calcio pur di non tornare a lavorare,appunto, per il fenerbache. Dopo aver risolto il contratto con quella mandria, tornò in Argentina dove attualmente è una delle colonne portanti del River Plate.

Tra gli animali, più brutti e fastidiosi, rientrano senza dubbio i topi e i pidocchi.
Il topo è un piccolo roditore, che all’apparenza può sembrare anche tenero e dolce. La pantegana, no. E’ un enorme ratto di fogna, ma con lo stesso termine, che al meridione sarebbe traducibile con “zoccola”, si usa anche descrivere giovincelle dai facili costumi. La pantegana bionda, si aggirava anni or sono a san siro ed era caratterizzata da un particolare colorito nerazzurro e da lunghi capelli biondi. Era infatti così detto Jurgen Klinsmann, non tanto per la sua somiglianza con un abitante delle tubature sotterranee, ma piuttosto perché, date le movenze femminili e la lunga chioma bionda, sembrava una ragazza tedesca ben disposta a concedersi.

Il pidocchio, in spagnolo el pjojo, è uno degli animali più fastidiosi. Si insinua negli spazi quando meno te l’aspetti. Si nasconde tra un capello e un altro, tra lo stopper e il terzino. Appena può si fa sentire infastidendo il padrone del cuoio capelluto, come la padrona di casa attaccando in contropiede. Per eliminarlo è necessario usare uno shampoo drastico. Lo shampoo “lotito”, comprensivo di balsamo anti-stipendi elevati, è stato infatti fatale al pjojo lopez che è scappato in messico a infestare altre zone protette da sombreri e dalla fama di passato campione.

Anche il ragno, generalmente è poco apprezzato. Brutto, con molte zampe e nero. Non provate però a parlare male di un ragno nero in russia. Infatti così era detto Lev yascin, unico portiere ad aver vinto il pallone d’oro.
Il ragno è capace di arrivare in ogni punto di una porta. Tesse ragnatele tra un palo e un altro. Ipnotizza le sue prede immobilizzandole per poi divorarle, specialmente quando si presentano sul dischetto.
E’ microscopico rispetto a una porta, ma la sua ragnatela, invisibile, impedisce a qualsiasi pallone di entrarvi.

Non nascondete la vostra natura, non cambiatela e non vergognatevene.
Se siete dei bisonti, caricate a testa bassa, l’avete più dura degli altri.
Se siete asini, abbassate le vostre lunghe orecchie, non ascoltate, fate ciò che volete e sapete di fare bene.
Se invece siete, brutti, sgraziati, ricordatevi che siete anche per questo straordinariamente fastidiosi, puntate il difensore avversario, infastiditelo, fatevi pure schernire, l’ultima parola sarà la vostra.




La visita allo zoo calcistico, si conclude con due temibili predatori.

Lo squalo è noto per i suoi denti e la sua bocca. E’ inquietante guardarla, e mette i brividi.
E’ forse più temuto di quanto dovrebbe esserlo. Da sempre dipinto come insaziabile sanguinario, raramente attacca con cattiveria. Joe Jordan infatti, lo squalo, nel milan, in 22 partite, morse solo 2 volte. Era così chiamato poiché una volta, in allenamento, prese un calcio in bocca e gli caddero alcuni denti. La sua dentatura, quindi, intimoriva la retroguardia avversaria più della sua vena realizzativa.


Il cobra, si nasconde fuori città, in periferia. E’ pericolosissimo, capace di stragi, anche 17 gol nel 94\95 ai tempi del bari del trenino. Ma nonostante ciò non attira le grandi delle città. Preferiscono lasciarlo là nel suo habitat. Lo temono quando si recano in campagna per trasferte all’apparenza facili. Ma il cobra è lì, in agguato. Sandro Tovalieri, il cobra, era così, perfettamente a suo agio tra l’erba dei campi di serie A, ma schivo, timido, lontano dai clacson cittadini, il più classico dei bomber di periferia.

Se vi riconoscete in un predatore, nascondetevi, nuotate a fior d’acqua, mostrando la pinna per chiedere il pallone, o alzando la testa mentre strisciate al limite dell’area di rigore, ma quando l’occasione capita, non abbiate pietà.

Ora sappiate che:
Ogni mattina, un leone si sveglia. Sa che dovrà correre più veloce della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina, una gazzella si sveglia. Sa che dovrà correre più veloce del leone o verrà uccisa. Ora, non importa se tu sei il leone o la gazzella, il centravanti o il difensore,..comincia a correre e dai tutto in campo, voglio vederti uscire stremato, a terra con i crampi, con la maglietta incollata di sudore al corpo. Voglio vederti vincente e vincitore.
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Mikele
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Post by Mikele »

:applauso: :applauso: :applauso: :applauso:
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Reverend_Goldberg
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by Reverend_Goldberg »

Chapeau.
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nefastto
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by nefastto »

Davvero bravo  :applauso:
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Però, fra tutti menzione d'onore per Nefastto, più subdolo e convincente, meno palese e più credibile di tutti nei suoi interventi.(Dazed)
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margheritoni10
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by margheritoni10 »

The goat wrote:visto che siamo in tema di firme, da tempo volevo chiederti lumi sul tuo avatar!
è per il giocatore, il pelè bianco, o per le sue vicissitudini politiche?
Un pò per tutto... dal punto di vista tecnico si porta dietro il fascino di quelli che...chissà cosa sarebbe diventato se non) alimentato da chi è pronto a giurare che alla luce del suo talento si poteva ridiscutere di Di Stefano e Puskas. Poi le storie di questi ragazzi cresciuti nelle "fabbriche dello sport" oltre cortina, così profondamente distanti dalla nostra logica sportiva (e mi fermo altrimenti dovremmo aprire un capitolo troppo grande su 50 anni di est europeo), mi hanno sempre affascinato.
Dal punto di vista politico, bhè... uno che ai tempi di Krusciov s'è permesso di rifiutare il Zesca o la Dinamo per la Torpedo significa che sotto aveva palle di forme differenti dal resto della compagnia. Palle che, troppo cariche di ormoni, alla fine gli costarono un Mondiale, la carriera ed il resto dell'esistenza.
La storia dello stupro è stata la solita vigliaccata del regime ma insomma, anche lui sè adoperato ben bene.... tra tutte le femmine presenti alla festa vai a provarci (ubriaco) proprio con quella di un alto funzionario del Kgb? Tristemente strepitoso.
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E' lo stesso medesimo principio, mismo, siam sempre lì qualità o quantità??
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margheritoni10
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by margheritoni10 »

Bravo JFk. sinceri complimenti.
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E' lo stesso medesimo principio, mismo, siam sempre lì qualità o quantità??
Reverend_Goldberg
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by Reverend_Goldberg »

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Pitbull.  :forza:
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by One »

I miei complimenti a Kennedy
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Mr.Kennedy
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Re: Oggi vi parlo di....

Post by Mr.Kennedy »

Oggi vi parlo di....Chiara occasione


Dicesi CHIARA OCCASIONE, quella che proprio non si può fallire. Quando la porta, sguarnita come il comune di Paderno Ponchielli il giorno di ferragosto, chiede solo di essere centrata.
Quando il portiere, già a terra, aspetta solo di raccogliere la palla in fondo al sacco.
Quando l’arbitro ha già il fischietto in bocca e sta per indicare il centrocampo.

Bene, spesso, giocatori titolati e pagati milioni e milioni, riescono, sfidando leggi spazio-temporali e della fisica relativistica e non, a sbagliare suddette occasioni.

Se aveste l’occasione appunto, di parlare con alcuni di loro, probabilmente vi risponderebbero che, in fondo, non conta un errore, tanto c’è sempre una seconda occasione.
Vi risponderebbe così, per esempio, Alessandro Del Piero, che il 2 luglio 2000, quando ancora non parlava con gli uccelli, per intenderci, fallì alcune incredibili occasioni contro la Francia nella finale europea. L’Italia, passata in vantaggio con Marco Del vecchio, uno che deve aver scambiato la maglia transalpina per quella laziale, visto che prima d’allora segnava praticamente solo nel derby, fu poi raggiunta da Wiltord e battuta da Trezeguet. Bene, 6 anni e una settimana dopo, sotto il cielo di berlino, si consumò la vendetta. Del Piero, dopo aver segnato il gol della sicurezza in semifinale contro la Germania, non sbagliò dalle 10 yards. Trezeguet, invece fallì il rigore decisivo, e chissà cosà pensò Domenech, uno che schiera giocatori in base all’oroscopo, visto che aveva escluso Trezeguet per tutto il mondiale date le stelle a lui avverse, decidendo poi di ricicciarlo per la finale.
Ma tanto nel calcio, c’è sempre una seconda possibilità, quindi Domenech è stato confermato sulla panchina dei galletti, e Trezeguet saltuariamente convocato.
L’affascinante Raymond, però, non sempre ha concesso seconde chances. Non l’ha fatto, per esempio, con Ludovic Giuly, dopo aver scoperto sms piccanti da lui inviati alla moglie del ct.
Già, Ludovic Giuly, uno che se non l’ha avuta in nazionale la seconda occasione, di certo l’ha avuta con i club. Il 26 maggio 2004, infatti perse una finale di Champions League a Gelsenkirchen (Arena AufSchalke), contro il porto di Mourinho. Lui Giuly, che trascinò il Monaco in finale con 4 reti in 10 presenze, abbandonò il campo per infortunio al minuto 23. La partita finì 3-0 per i dragoni,e tra i marcatori figurava anche Deco, che il 17 maggio 2006 alzò la sua seconda Coppa Campioni in finale contro l’arsenal e con lui anche Giuly, alla sua seconda, appunto occasione.

Probabilmente anche Roby Baggio vi dirà che ci sono tante occasioni nel calcio. Lui, in una carriera brillante più di alpha centauri, però, è riuscito a fallirle entrambe in maglia azzurra. La prima, celebre ai mondiali Usa 94, la seconda, contro la Francia padrona di casa nel 98 nei tempi supplementari. Ma di occasioni ne ha avute comunque tante, e l’importante è che ne ha sfruttate la maggior parte. Quindi, un errore non conta, c’è sempre come rimediare.

Bene, ora questo, provate a dirlo, per esempio, ad Andrès Escobar, difensore colombiano che ai mondiali del ’94, non sbagliò il gol, ma la porta dove farlo, sì. La sua autorete costò l’eliminazione alla sua nazionale. Beh, andateglielo a dire, che c’è una seconda occasione per tutti, ah, dimenticavo, per farlo, dovrete andare sulla sua lapide, visto che, proprio per quell’errore, fu assassinato.

Oppure, che gli errori non contano, andatelo a dire ad Egidio Calloni, centravanti del milan, (Busto Arsizio, 1 dicembre ’52), uno che, si valse l’appellativo di sciagurato, per le incredibili occasioni gettate alle ortiche, non certo perché violava conventi nel monzese. Quel soprannome se lo porta dietro ancora oggi che svolge l'attività di rappresentante-ispettore di una nota azienda produttrice di gelati.
Fece dei gol falliti, un vero e proprio marchio di fabbrica tanto che, Gianni Brera, durante alcune cronache, diceva “ attenzione, grande occasione per il milan, la porta è vuota..ma Calloni sventa la minaccia!!”

Chissà, invece, cosa vi direbbe Pierre Nlend Wome, che fallendo un rigore contro l’Egitto l’8 ottobre 2005 al 95esimo , sancì l’eliminazione del Camerun dai mondiali di Germania 2006.

“Nessuno dei miei compagni voleva calciare quel rigore. Neanche Rigobert Song o Samuel Eto'o, perché sapevano cosa sarebbe successo se lo avessero fallito. Io non mi sono mai tirato indietro e così mi sono presentato sul dischetto”, dichiarò successivamente in una conferenza stampa.
Quest’atto di coraggio non impietosì i suoi connazionali, che considerando tale qualificazione come fatto indispensabile alla vita quotidiana e al prestigio della nazione, neanche avessero potuto vincerlo quel mondiale, misero in scena una caccia all’uomo.
Bande di giovani, che pensavano di trovare Wome nella sua abitazione nel quartiere di Nsam, razziarono la casa di famiglia, portando via qualsiasi cosa trovassero, danneggiarono irreparabilmente la sua Mercedes e se la presero addirittura con l'esercizio commerciale della moglie, devastandolo. Il ministero dello Sport camerunense dovette mettere a punto un piano ad hoc per evitare che il calciatore fosse aggredito dai tifosi camerunesi.
Ma perché ostinarsi a tirare quel rigore? Aveva forse bisogno di una seconda occasione il buon Pierre? No! Anzi, sbagliando quel penalty pagò il suo conto con il destino perché nella finale dell' olimpiade Sidney 2000 proprio lui segnò il rigore che assegnò alla squadra africana il titolo olimpionico.

Se avrete invece l’occasione di parlare con Juan Roman Riquelme, vi consiglio spassionatamente di non discutere né di seconde occasioni né di rigori falliti.
Nella coppa campioni 2005\2006, infatti, praticamente da solo trascinò il Villareal in semifinale, ma, il 25 aprile, sbagliò al minuto 88 il rigore decisivo contro l’Arsenal che avrebbe mandato i canarini direttamente a Parigi contro il Barcellona di Giuly (ricordate?). Vabbè, può capitare a tutti di sbagliare, non sarà certo la fine del mondo, resta comunque un giocatore straordinario. Beh, provate a dirlo a Manuel Pellegrini, allenatore del Villareal, non certo uno che non sa dove mettere il vino per la cantina piena di trofei. Bene costui da quel giorno, non ne ha più voluto sapere del genietto argentino, e non l’ha più schierato in campo facendolo ammuffire in tribuna, nessuna seconda occasione quindi.

In questa vetrina di occasioni fallite, merita una citazione anche Moacir Bastos, meglio noto come Tuta. Il brasiliano, il 24 gennaio 99, non sbagliò un gol, ma piuttosto sbagliò a segnarlo. Si giocava Venezia-Bari, e il buon Tuta, subentrato a Recoba,un altro che in tema di occasioni fallite potrebbe scrivere una Bibbia, segnò all’ultimo minuto il gol del 2-1. Bene, nessuno si scomodò per andare a festeggiare e abbracciarlo, Maniero, addirittura, trovò la maniera appunto, di mettersi le mani nei capelli, pochi per la verità. La partita era stata chiaramente spinta e accomodata verso un pareggio. Nell’impossibilità di affogarlo in laguna, Tuta fu rispedito oltreoceano, e giocò negli anni seguenti sempre in brasile tranne nel 2003 in sudcorea nel Suwon Samsung Bluwings, che in seguito accolse anche Ahn Jung-Hwan, neanche fosse un rifugio per tutti coloro i quali hanno fatto danni in o contro l’Italia.

Ora, non importa che voi siate alla prima, seconda, terza o ultima occasione. La vita, il calcio, è come una partita di poker, prima o poi le carte escono a tutti, e l’importante è saperle giocare, con coraggio e sfacciataggine a volte.
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