Pentito: investigavo su Della Valle e Benetton Subito dopo la prima perquisizione a Tavaroli, l’attuale capo della Security Telecom, Iezza, ordinò un falò di documenti STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
MILANO — E ora c’è anche una persona che sta collaborando con gli inquirenti. Così tanto che la Procura, quando già il 26 luglio aveva chiesto anche il suo tra i 21 arresti autorizzati ieri dal gip, il 12 settembre ha revocato per lui solo la richiesta di arresto dopo che l’indagato, «alla presenza del suo difensore », ha reso «dichiarazioni in larga parte confessorie». «La maggior parte» di esse, però, sono ancora tenute nascoste dai pm: o «perché non rilevano» per gli arrestati di ieri, o perché vertono «su fatti nuovi». Ma per capirne il peso, già basta e avanza, oltre ai nomi che egli stesso ammette di aver «investigato » («Della Valle e i Benetton»), l’inedito racconto dell’operazione Pira: un falò di documenti compromettenti (degno della leggendaria botola di Gemina), fatti bruciare in fretta e furia (subito dopo la prima perquisizione a Tavaroli il 3 maggio 2005) su ordine del successore di Tavaroli e attuale capo della security di Pirelli, Pierguido Iezzi (arrestato ieri).
IL FALO’ DEI SEGRETI — L’indagato-«testimone » è, almeno in apparenza, un investigatore privato anche lui: si chiama Marco Bernardini, e per un po’, quando Cipriani e Tavaroli erano stati apparentemente «bruciati » dalle indagini, ha continuato a fare ancora il lavoro che Cipriani svolgeva per Tavaroli, stavolta dietro la sigla dell’agenzia Global Security Service di Gianpaolo Spinelli (ex agente Cia in Somalia nel 1993). «Nel novembre del 2004 — racconta Bernardini — M.R. (una dipendente Pirelli, ndr)mi disse che c’era l’esigenza di distruggere tutta una serie di documenti in loro possesso», in modo da cancellare ogni traccia delle successive (all’asse Tavaroli-Cipriani) committenze alla Global. «Io noleggiai un furgoncino alla Stazione Centrale di Milano, e mi recai a caricare il materiale per poi portarlo, insieme a lei e a A.N. (un ex poliziotto, ndr), in una cava vicino Malpensa utilizzata dalla Polizia dello Stato per far brillare gli esplosivi. Cosparsi di benzina il materiale e lo bruciai. Erano reports di Cipriani e in qualche caso dellaGlobal ».
«HO INVESTIGATO SU DELLA VALLE E I BENETTON» — Bernardini aggiunge di aver allora «distrutto » anche i propri documenti a Londra: Pc, chiavette Usb e il «taccuino» sul quale annotava gli incarichi ordinatigli e svolti. Distrutti sia perché gli archivi «si fondavano abbastanza esplicitamente su dati sensibili, sia perché riguardavano esponenti della finanza particolarmente in vista come Gnutti e De Benedetti». E aggiunge: «Da me sono stati investigati (questo il termine che usa senza dettagliarlo, ndr) anche Della Valle e i Benetton». Ai pm la dipendente Pirelli conferma l’incredibile scena del grande rogo, e indica il mandante: «Iezzi (ora capo della Security di Pirelli, ndr)mi chiese di accompagnare alcuni dipendenti dell’agenzia Global per verificare l’effettiva esecuzione di «un lavoro», senza specificarne la natura. Una volta giunta sul posto — aggiunge ironica —, mi resi conto quale fosse» il lavoro: il falò.
GANZER E l’URAGANO IN ARRIVO—Del resto, per Bernardini vi sarebbero state altre turbolenze attorno all’inchiesta. «Mi risulta che Jannone (cognome di un ex carabiniere poi passato nella security sudamericana di Telecom, ndr) era stato avvisato dell’indagine, e questo posso dirlo perché, dopo la perquisizione a Tavaroli, lo stesso Jannone mi disse che il generale Ganzer (comandante del Ros, imputato a Milano in tutt’altro processo di presunte irregolari operazioni antidroga, ndr) nel dicembre 2004 gli aveva preannunciato che sarebbe caduto su Tavaroli un uragano. Jannone, peraltro, mi precisò di non aver avvertito Tavaroli».
IL RICATTO DELLE PASSWORD—«Io so — asserisce Bernardini — che Cipriani», quando ormai gli inquirenti erano alle prese con la decifratura del suo archiv i o Z e t a s u Dvd, «ha chiesto denaro a Pirelli- Telecom per non fornire le password del Dvd sequestrato, aggiungendo che avrebbe dichiarato di aver dato a Tavaroli parte dei soldi da lui ricevuti dal gruppo». A detta di Bernardini, «il gruppo Pirelli-Telecom ha ritenuto di non compensare Cipriani » per il suo promesso silenzio, «ma questa circostanza ha comportato il definitivo siluramento di Tavaroli, ritenendo l’azienda il problema Cipriani provocato da Tavaroli». Chiosa il gip Belsito, prudente sul punto e riferendosi più che altro allo scenario di una possibile «suddivisione degli utili» tra Cipriani e Tavaroli: «La circostanza riferita da Bernardini per il momento non ha trovato conferme, certo non può considerarsi del tutto non credibile».
Luigi Ferrarella
GLI SPIATI
Tra gli spiati ci sono l'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi e l'ex presidente della Figc, Franco Carraro. Vittime della raccolta illegale di informazioni, anche il presidente dell'accordo parasociale di Capitalia ed ex parlamentare Vittorio Ripa di Meana. L'investigatore privato Marco Bernardini, che a un certo punto prende il posto Cipriani, ammette di aver preparato dei dossier anche su "esponenti della finanza particolarmente in vista come Gnutti, i De Benedetti, i Della Valle e i Benetton". Nei dossier anche uomini dello spettacolo, politici e calciatori . Si tratta "di documentazione che non doveva in alcun modo essere conservata" e che a partire da un certo momento ha cominciato addirittura ad essere bruciata.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...11067girata.asp
L’Italia degli affari per otto anni spiata e pedinata
Raccolti dossier su tutti i protagonisti
delle principali operazioni finanziarie
21/9/2006
di Francesco Spini e Giovanna Trinchella
MILANO. C’è una fetta della storia recente d’Italia e un estratto dell’Italia che conta negli sterminati elenchi degli spiati dalla Tavaroli & Co. I più interessanti forse li vedremo quando la Procura avrà terminato l’esame delle migliaia di file sequestrati nei mesi scorsi. Oppure non li vedremo mai, distrutti da un raro eccesso di prudenza della premiata ditta. Ma in quella miriade di pagine di persone da controllare, pedinare, spiare, trovano spazio nomi altisonanti, banchieri, finanzieri, immobiliaristi al centro di grandi manovre. Scrive il magistrato: «Oggi sappiamo che quell’archivio contiene una messe di notizie e informazioni acquisite con metodi illegali e che riguardano soggetti disparati ed appartenenti a vari settori, del mondo del lavoro, dell’economia, della politica, dello spettacolo e dello sport». Molti nomi sono criptati. Altri sembrano rimandare a personaggi famosi anche se alcuni particolari come il nome o la data di nascita non corrispondono. Accanto ragazzi nati tra il ‘75 e l’82, da tenere a portata d’orecchio anche solo per aver presentato domanda d’assunzione in Telecom o in Pirelli. Perché tenere sotto scacco tanta gente, senza cancellare i file dal computer? Il gip, Paola Belsito, si chiede: «Avrebbero potuto essere in futuro nuovamente oggetto di una richiesta da parte del cliente? O è la convinzione di non poter essere né individuato né perseguito? O è la necessità o comunque l’utilità di tenere in vita un archivio che avrebbe potuto tornargli utile in futuro, magari quale strumento di pressione, o di difesa, o addirittura di attacco?».
I nomi bruciati
L’élite delle pagine gialle della premiata ditta finora scoperta è finita in un gran falò, organizzato intorno al Natale del 2004. Uno degli arrestati racconta ai magistrati che gli scatoloni pieni di dossier riguardanti nomi che contano sono stati prima cosparsi di alcol, scaraventati in fondo a una buca scavata vicino alle piste di Malpensa e bruciati per bene. In fumo sono finite le pratiche, ad esempio, di Marco De Benedetti, figlio di quel Carlo che Marco Tronchetti Provera non considera certo amico suo, assolutamente da spiare. Gli indizi c’erano tutti: pochi mesi dopo l’allora numero uno di Tim, passato poi amministratore delegato della Telecom riunificata, avrebbe lasciato il gruppo, emarginato dal vertice. Ora guida in Italia il fondo internazionale Carlyle.
E’ in buona compagnia. Tra gli spiati eccellenti, col dossier finito in cenere, ecco Emilio «Chicco» Gnutti, ex ras della finanza d’assalto bresciana, esponente di spicco di quella «razza padana» che prima dell’arrivo di Marco Tronchetti Provera e della sua Pirelli era padrona, con Roberto Colaninno, di Telecom. Sarebbe poi diventato pure co-protagonista della stagione dei «furbetti» col fallito assalto all’Antonveneta. Gli uomini di Tavaroli, probabilmente, lo seppero per tempo. A finire nel calderone ci sono anche i Benetton, ora soci di Tronchetti col 20% di Olimpia, la cassaforte che controlla il gruppo telefonico; e i Della Valle, presumibilmente Diego e Andrea. Il primo noto come inventore delle Tod’s, salvatore della Fiorentina e componente di ambìti salotti buoni come Rcs, l’editrice del Corriere, e le assicurazioni Generali. Andrea è il presidente della Fiorentina calcio. Insieme sono finiti nel tourbillon di Calciopoli. Come? Con le intercettazioni, ça va sans dire.
Dal latte ai telefoni
Sport, finanza, giornalismo. Tavaroli e i suoi per otto lunghi anni hanno radiografato l’Italia che conta. Senza escludere niente. Nei lunghi elenchi sopravvissuti, ci sono davvero tutti. C’è lui, il Cavalier Calisto Tanzi, finito a fare il nonno a tempo pieno dopo il crack da 14 miliardi di euro della sua Parmalat. E spiato è stato pure Enrico Bondi, che ha traghettato Collecchio in Borsa e verso il rilancio. Parmalat però non c’entra. Allora Bondi, era il 2001, era stato chiamato da Tronchetti Provera come amministratore delegato del gruppo post-scalata. Su una macchina noleggiata dagli uffici Telecom per Bondi viene rinvenuta una cimice. A trovarla è la Polis, dell’amico di Tavaroli, Emanuele Cipriani. Scoppia lo scandalo, due manager Telecom vengono sollevati dall’incarico, tra cui l’allora responsabile della security, Piero Gallina. Tavaroli lo sostituisce. Ma il suo ruolo nel ritrovamento della cimice è palese: il congegno apparirà praticamente inservibile. E il fine della bonifica, si legge nell’ordinanza, «era quello di trovare un espediente per eliminare (...) la squadra che gestiva la sicurezza per il gruppo Telecom».
Obiettivo Antonveneta
L’estate 2005 dei «furbetti», con la tentata scalata ad Antonveneta, ad opera di Gianpiero Fiorani e dei suoi alleati irrompe nelle spiate di Tavaroli e dei suoi. Un nome, quasi sconosciuto ai più, significa molto per inquadrare i multiformi interessi del clan: si tratta di Jan Maarten De Jong, ex componente del comitato esecutivo di Abn Amro e che, già prima che Fiorani dissotterrasse l’ascia di guerra su Antonveneta, sedeva (e siede tuttora) in quota olandese nel consiglio di amministrazione della banca Padovana.
Capitalia spy
Ci sono le banche e ci sono i banchieri in quelle cartellette. Davanti a tutti c’è il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. La sua banca è particolarmente presa di mira. Nella lista c’è Alfio Marchini, costruttore romano, componente del patto di Capitalia e del consiglio della stessa. Alle maglie di Tavaroli & Co non sfuggiva nemmeno Vittorio Ripa di Meana, presidente del patto di sindacato del gruppo romano, ma anche avvocato del gruppo Espresso e, incidentalmente, pure legale di Stefano Ricucci quando si è trattato di salvare i cocci della sua Magiste. Finita qui? Non proprio. Nei faldoni figura un altro costruttore romano, Pierluigi Toti, presidente e amministratore delegato del gruppo Lamaro, nel Cda di Capitalia e recentemente entrato, con poco meno del 5%, nel capitale di Rcs.
Calcio e politica
Non risparmiavano nulla. Nemmeno il calcio. Sotto osservazione c’erano i della Valle. Tra i nomi spunta perfino un Fabio Gianluca Capello: è l’allenatore del Real Madrid? Difficile dire. Come è difficile ravvisare in Demetrio (anziché Massimo) De Santis l’arbitro al centro di «Calciopoli», il cui nome era emerso nella prima tranche dell’inchiesta. Era la scorsa primavera quando si parlò anche di spionaggio ai danni di Christian Vieri. Di certo, nella lista, c’è l’ex presidente della Federcalcio, Franco Carraro. Un uomo a metà tra il pallone e la politica. Politica che ritorna con la presenza di dossier relativi a uomini del passato governo. Esponenti che però, nella sua ordinanza, il gip non nomina.
ecco alcuni articoli....o stralci di internet...