Gerry Donato wrote:Ti assicuro che sono esistiti ed esisteranno svariati modi di prendermi in giro per le sciocchezze che dico, ma in questo caso o non ho capito o c'è un equivoco di fondo.
Non ricordo di aver mai parlato di Spagna, Ungheria e Belgio (quest'ultimo totalmente estraneo dal mio radar) come modelli esportabili o da seguire (tanto è vero che, essendo forse poco intelligente, diversamente da quanto dici sono certo di aver citato nel mucchio anche l'utopia Islanda), ma distinguevo le diverse reazioni locali alla "crisi" per giungere alla conclusione che solo Italia e Grecia avevano l'aggravante di un qualcosa del tutto imposto non si sa bene da chi e senza alcun richiamo anche solo minuscolo alla sovranità popolare.
Citavo paesi che pur facendo e disfacendo di tutto a livello locale e con vari rapporti dinamici con le strutture europee (FMI, BCE, etc), erano comunque a modo loro in crisi o sotto l'attacco di spread e dati finanziari agghiaccianti (Ungheria, Portogallo, Spagna, Irlanda, etc.).
E concludevo infatti quasi ogni intervento con frasi tipo "una crisi globale non si risolve a livello locale", specie quando bisogna guardare anche oltreoceano per comprenderne le ragioni.
Il tutto mentre sono sempre in attesa che Monti dica (sul "fare" ormai ho già rinunciato) almeno una sola cosa a favore della crescita e non ruffianate allucinanti, imbarazzanti e vergognose da campagna elettorale tipo l'abominevole riferimento POLITICO alle pari opportunità per le donne e gli agevolamenti fiscali per il loro inserimento nel mondo del lavoro (tengo a precisare che sono pure un convinto femminista).
Per quanto riguarda le cadute su cui sfottere non fare il modesto, ci sono momenti in cui se tu scrivessi che io sono un fotomodello venticinquenne palestrato idolo delle donne che ha appena firmato un contratto miliardario con una società di intimo maschile grazie alle sue doti nascoste correrei a verificare allo specchio.
Per quanto riguarda la crisi globale irrisolvibile a livello locale concordiamo in pieno, anche in parte sulle ragioni (non solo oltreoceano, anche se li ce ne sono parecchie, ma anche su varie altre cose, ad esempio la fine del controllo politico sui paesi del terzo mondo, che ha fatto si che alcuni conoscessero un boom economico, ad esempio Cina, India, Brasile che non sono più fornitori a basso prezzo ma concorrenti difficilissimi, come pure le difficoltà di un sistema che punta troppo sulla crescita, non più possibile per il punto precedente, un sistema creditizio che non si è adattato alla nuova situazione e l'ovvio rallentamento, se non stasi, del settore edile nei paesi occidentali, ovvio per il lunghissimo boom del settore e l'inevitabile calo della domanda, più altre, fra cui alcune che fatico a comprendere), proprio per questa ragione per risolvere un problema tutto nostro causato dalla pochezza della nostra politica, che ci ha portato il peggio dei sistemi liberali, spesa elevata e grandi aziende basate su prestiti bancari, e socialdemocratici, tasse elevate ed ingerenza della politica sull'economia, senza portarci i loro benefici, occorre interagire con strutture internazionali.
Non siamo fra i paesi che possono influire su BCE (nonostante il governatore) e FMI perchè non abbiamo una economia solida come quella tedesca o inglese e non abbiamo il peso politico della Francia, che sta poco meglio di noi, quindi avendo la necessità assoluta di un aiuto dobbiamo accettare alcune condizioni che ci vengono poste per quanto riguarda le nostre decisioni politiche, in una sorta di amministrazione controllata. Se avessimo avuto una gestione virtuosa avremmo potuto porre condizioni noi, dato che abbiamo avuto una delle peggiori gestioni economiche d'Europa dobbiamo accettarle. Berlusconi ha operato male sia sul controllo dei conti che sugli incentivi alla crescita, Prodi, economicamente migliore, ha operato bene sui conti ma male sugli stimoli alla crescita. Cosa avrebbero dovuto fare? Se ne parliamo a livello filosofico facile dirlo, sui provvedimenti concreti è invece molto difficile, specie perchè non è facile capire le conseguenze di ogni provvedimento, perciò meglio che a gestire la situazione sia qualcuno che sappia capire cosa sta facendo.
Dovendo eseguire in fretta, tanto meglio che ad eseguire sia una persona che conosce a fondo i meccanismi delle strutture sovranazionali del cui aiuto abbiamo bisogno. Se fossimo al primo anno di legislatura sarebbe preoccupante, dato che fra un anno inizierà la campagna elettorale direi che la preoccupazione è minima.
Per quanto riguarda la "fattura" del fallimento della politica, basta vedere il comportamento dei nostri partiti principali.
1) PDL: dimissioni del premier, appoggio al nuovo (senza non ci sarebbe alcun governo tecnico), facendo finta però di protestare contro chi mette le mani nelle tasche degli italiani. E la gestione economica di 8 degli ultimi 10 anni grida davvero vendetta.
2) PD: il principale avversario politico è allo sbando, e si poteva immaginare da almeno un anno che si sarebbe arrivati al punto, il dubbio era solo sui tempi. Si arriva al momento e cosa avviene? Anzichè puntare ad un facile successo alle elezioni, magari affidando l'economia ai "guru" Fassina, Rossi e Visco (mamma mia, rabbrividisco al pensiero, c'è andata bene) si preferisce prender tempo, dando l'occasione a Berlusconi di rilanciarsi. Perchè? Perchè l'unico progetto era il patto di Vasto, che avrebbe portato ad un governo paralizzato dai veti incrociati.
3) Terzo polo: può esistere solo in appoggio ad uno dei due partiti principali, da solo può al massimo sperare di restare in Parlamento.
4) Lega: Grandi difficoltà economiche da parte delle aziende in generale, difficoltà che sono arrivate anche al ricco nord est, anzichè difendere imprenditori, artigiani e professionisti, le cui difficoltà in parte arrivano anche da Banche, burocrazia ed ufficio delle entrate, difendono i baby penbsionati, in modo da vivacchiare ancora per quanche anno, fino a quando con il ritiro dalle scene di Bossi il partito sparirà.
Basta come fattura?