PENNY wrote:
Il nesso tra violenza e non senso è ovviamente un estremizzazione voluta.
Il non dare spiegazioni in un film come Funny games imho porta a porsi molti più interrogativi rispetto ad un qualunque Saw,Hostel ecc.
La violenza come passatempo,il gusto di arreccare dolore senza nessun fine a persone che non ci hanno fatto niente,un esaltazione della pazzia e della follia umana.Non puoi che cercare di penetrare nella mente di questi 2 ragazzi e rimanere sbigottito di fronte a tanta crudeltà e insensibilità.Io in un film come questo ci vedo molta più "psicologia" se mi passi il termine che in tanti altri film,i quali pretendono di sbatterti in faccia morali accondiscendenti con il buon senso comune,ovvero quelle che vuole vedere il bigotto medio quando si siede in una multisala con il suo pacco di pop-corn da 6 euro.
Quando ho visto questo film ero quasi rassegnato a vedere il solito lieto fine con qualcuno della famiglia che si salva o qualcosa che va per il verso sbagliato ai due protagonisti.Invece fila tutto liscio come l'olio e il finale si riallaccia all'inizio dando l'idea di una follia che non avrà mai fine.
Ti dirò di più,qualcosa va storto (la donna che spara ad uno dei 2 ragazzi) ma il regista è deciso a far vincere i "cattivi" è manda indietro la scena in modo che tutto vada come deve andare.
Sarò malato,ma io ho trovato tutto questo geniale :D
Spetta, non critico affatto la mancanza dell’happy end, della morale buonista del cazzo o di altri elementi che diano sollievo nella spirale violenta. Tutt’altro. Dico semplicemente: ridurre la violenza, il sopruso, il cinismo esasperato ad un semplice gioco non mi sa di un cazzo.
Tu dici:
Non puoi che cercare di penetrare nella mente di questi 2 ragazzi e rimanere sbigottito di fronte a tanta crudeltà e insensibilità. Ed è verissimo tutto ciò però ti chiedo come si può, da dove si parte? Da quel piccolo scambio di battute sulle qualità delle rispettive madri? Da quella discussione filosofica (non ricordo su che autore) che inscenano in barca? Altri punti, altri momenti? A memoria non ne trovo… perché non credo ne abbia lasciati. Poi magari ci sono e sono io a non averli colti… E’ questo che critico, il non aver lasciato elementi per poter provare ad entrare nelle loro teste, non la mancanza di un Happy end.
Mi sembra un “castello di carte” ben costruito e ben recitato (perché su questo nulla da dire…) che vuole colpire lo spettatore medio sul lato debole. Questo è l’unico lato psicologico su cui punta…Chiunque prende parte alla vicenda, “tifa” di volta in volta per la moglie, per il figlio, per i vicini, per la macchina… ed ogni volta viene sconfitto. Ma è relativamente facile giocare così con la macchina da presa. Comandi tu e scegli tu le regole del gioco.
Molto più complicato è lavorare psicologicamente sui personaggi, mescolarne i tratti, creare quella rete di sfumature che ti porta all’elaborazione personale di quanto hai davanti. Qua non puoi farlo questo processo perché per te ha già scelto il regista.
Sinceramente non piace questo modo di fare cinema perché vuole solo il mio lato emotivo e non mi lascia spazio di manovra.